martedì 15 luglio 2008

Il futuro che ci attende


Alcuni magistrati dalla ineccepibile storia professionale e talmente poco inclini al protagonismo che la maggior parte delle persone non sanno neppure come si chiamano e che faccia hanno svolgono nel più assoluto riserbo una delicata indagine su gravissimi reati in danno della sanità e dell’erario, che dura più di un anno nella più assoluta segretezza.

Uno dei principali indiziati, il Presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, resosi conto che si sta indagando anche nei suoi confronti, si procura un incontro con il Procuratore Generale della Repubblica. Il Procuratore Generale, dando prova di ineccepibile correttezza, informa preventivamente il Procuratore competente e redige subito dopo una relazione del fatto, che trasmette all’autorità competente.

Il procedimento segue il suo corso naturale, senza che i magistrati si facciano intimidire o lusingare.

E il risultato è che, invece di essergli grati e proporli per un encomio, i massimi vertici delle istituzioni (il Presidente del Consiglio, per esempio) e la pseudo intellighentia del Paese (tal prof. Angelo Panebianco, per esempio) ne approfittano per parlare di “emergenza istituzionale” e diffamare la magistratura.

Ma viene da chiedersi: cosa deve fare la magistratura se non indagare e perseguire i reati?

E come e in cosa i magistrati di Pescara avrebbero dimostrato intenti protagonistici?

Il Panebianco parla di necessità di abolire l’obbligatorietà dell’azione penale. E dunque ci si deve chiedere: se e quando l’obbligatorietà dell’azione penale verrà abolita, il procurarsi tangenti per decine di milioni di euro non verrà più perseguito?

Riportiamo dal Corriere della Sera di oggi un articolo di questo Panebianco, che dall’alto di una cattedra universitaria spiega come il controllo politico della magistratura convenga a tutti, a destra e a sinistra.

Nel farlo, questo signore non si fa scrupolo di dire cose veramente imbarazzanti.

Una per tutte, quando scrive: “Come sempre accade in questi casi vengono poste pubblicamente domande destinate a restare senza risposta. Una per tutte: a parte l’esigenza di ottenere il massimo impatto mediatico, c’è stata anche qualche altra ragione dietro la decisione (ovviamente molto grave per le sue conseguenze) di procedere all’arresto della massima autorità politico-amministrativa della Regione?”

Non rendendosi conto che la domanda che lui retoricamente si pone non è affatto senza risposta, trovandosi la risposta nell’ampissima motivazione del provvedimento di custodia cautelare, che egli, ovviamente, non ha letto, non interessandogli affatto se le esigenze cautelari delle quali dice di volere notizia ci siano o no, ma interessandogli soltanto mostrarsi servizievole con chi vuole con tutte le sue forze e subito il controllo politico del pubblico ministero e della magistratura.

E ignorando, evidentemente, che anche quella che lui chiama “la massima autorità politico-amministrativa delle Regione”, essendo un cittadino uguale agli altri davanti alla legge e non essendo neppure una delle quattro “alte cariche” dello Stato, se viene raggiunto da gravi indizi di reità per essersi fatto portare alcuni milioni di euro di tangenti nei sacchetti delle mele, va trattato applicando le stesse leggi che si applicano a tutti gli altri cittadini.

Al di là delle menzogne di facciata, la partita che si sta giocando in Italia è tutta nelle parole di ieri del Presidente del Consiglio e nel pronto supporto odierno dell’“intellettuale” di turno: i potenti, i ricchi, non devono potere essere disturbati. La magistratura deve occuparsi solo di lavavetri e rom.

L’unica domanda che ci resta è: questo Paese è disposto a lasciar fare questo? Vuole questo?

Panebianco spiega all’opposizione come una giustizia controllata dal potere serva anche a lei.

Speriamo che l'opposizione si renda conto che ciò di cui il Paese ha un bisogno assoluto non è ciò che conviene a questi o a quelli, ma ciò che è giusto.

L’articolo è veramente difficile da leggere, perchè violenta ad ogni rigo la ragione e l'evidenza. Ci scusiamo con i lettori se gli infliggiamo questo supplizio, ma questo articolo, scritto da un professore d’università e pubblicato sul più diffuso quotidiano nazionale, dà la misura di quanto grave è la nostra situazione.

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Giudici, la svolta che serve ai democratici


di Angelo Panebianco


Da Corrieredellasera.it del 15 luglio 2008


L’arresto del presidente della Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco e di altri dirigenti politici e amministrativi e l'incriminazione di molte altre persone nell’ambito di una inchiesta su presunte tangenti nella sanità ha scompaginato le file del Partito democratico di quella regione ricordando a tutti che i problemi dei rapporti fra giustizia e politica non riguardano solo Berlusconi.

Come sempre accade in questi casi vengono poste pubblicamente domande destinate a restare senza risposta. Una per tutte: a parte l’esigenza di ottenere il massimo impatto mediatico, c’è stata anche qualche altra ragione dietro la decisione (ovviamente molto grave per le sue conseguenze) di procedere all’arresto della massima autorità politico-amministrativa della Regione?

Ancorché indubbiamente meno spettacolare, una semplice incriminazione a piede libero non sarebbe ugualmente servita agli scopi dell’inchiesta?

Una cosa è certa. Se mai Del Turco, alla fine, dovesse uscire pulito da questo affare giudiziario non ci sarà comunque mai alcuna sede disciplinare nella quale le suddette domande potranno essere poste a quei magistrati.

L’imbarazzo del Partito democratico è evidente. Il silenzio dei suoi vertici sulla vicenda abruzzese, durato per buona parte della giornata di ieri, è stato rotto solo a metà pomeriggio da una dichiarazione di Walter Veltroni che, mentre manifestava stupore e amarezza per l’arresto di Del Turco, riconfermava, un po’ ritualmente, la sua fiducia nella magistratura.

Ma forse, oggi, dal Partito democratico è lecito attendersi anche qualcosa d’altro.

Forse anche per il Pd è arrivato il momento, dopo anni di silenzi, acrobazie e furbizie da parte dei partiti predecessori (Ds e Margherita), di smetterla di fare il pesce in barile sulle questioni della giustizia e dei rapporti fra magistratura e politica.

È lecito chiedere al Partito democratico: come pensate di tornare a essere forza di governo se non avete una vostra posizione sulla giustizia, una posizione che non si limiti a essere, come è sempre stato fin qui, una fotocopia di quella dell’Associazione nazionale magistrati?

Almeno da Mani pulite in poi la sinistra ha nel complesso finto (e comunque questo è il racconto che, per lo più, ha «venduto » all’elettorato e ai militanti o ha permesso che venisse venduto dai propri giornali di riferimento) che non ci fossero veri problemi nel rapporto fra giustizia e politica.

Ha negato l’esistenza di un potere discrezionale eccessivo dei pubblici ministeri, ha finto di non vedere le continue invasioni di campo.

Ha accreditato in sostanza l’idea che i problemi derivassero tutti, e soltanto, dalla natura corrotta del nemico del momento (Craxi, Berlusconi).

In mezzo a tanti convegni inutili, l’unico convegno davvero prezioso che purtroppo manca ancora all’appello è quello in cui il Partito democratico, pubblicamente e solennemente, sceglie la strada della discontinuità, di una svolta decisa nella sua politica della giustizia.

Solo dopo l’incresciosa manifestazione di Piazza Navona, il Pd ha preso le distanze dal partito di Di Pietro. Ma perché quella decisione non si riduca solo a furbizia tattica occorrono ora cambiamenti nelle concezioni e nelle scelte in materia di giustizia.

Non esistono dubbi che, senza una collaborazione fra maggioranza e opposizione una riforma dell'ordinamento della giustizia (separazione delle carriere, responsabilizzazione dei pubblici ministeri, eccetera) che lo renda coerente con lo spirito e i principi di una democrazia liberale e che riequilibri i rapporti (squilibrati ormai da quasi un ventennio) fra magistratura e politica, non potrà mai passare.

È lecito dunque attendersi dalla massima forza di opposizione non solo qualche battuta utile per ottenere un titolo sui giornali ma un ripensamento serio delle proprie posizioni.

Luciano Violante, un esponente politico la cui influenza passata sulla politica della giustizia della sinistra sarebbe impossibile sottovalutare, sembra oggi uno dei pochi consapevoli della necessità di cambiamenti.

In un intervento ieri sulla Stampa Violante ha criticato in termini che a me paiono ineccepibili la nuova versione della cosiddetta norma blocca-processi decisa dal governo.

L'argomento che ha usato dovrebbe fare storcere il naso ai giustizialisti.

Ha sostenuto che, se pure la nuova versione è meglio della precedente, produce anch'essa danni, lasciando in questo caso troppa discrezionalità ai magistrati.

Violante, mi pare di capire, dichiara il suo favore per un sistema nel quale, come avviene in tanti Paesi occidentali (in passato si è tentato di farlo anche in Italia ma senza grandi risultati), Guardasigilli e Parlamento dettino annualmente alla magistratura le priorità.

A me pare, però, che senza una riforma che, tra le altre cose, separi le carriere e tolga di mezzo l'obbligatorietà dell'azione penale, non sarà mai possibile ricondurre nell'alveo delle istituzioni democratico-rappresentative le grandi scelte di politica delle giustizia.

Forse proprio Violante, con la sua autorevolezza, potrebbe oggi essere, insieme ad altri (come i radicali, oggi accasati nel Partito democratico, con il loro patrimonio di battaglie e proposte garantiste) uno degli uomini in grado di fare da battistrada a un nuovo corso, aiutare il Partito democratico a cambiare registro.


36 commenti:

Anonimo ha detto...

Panebianco è un intellettuale. Uno che di libri sulla scienza politica ne ha scritti tanti. Trascurando la presa di posizione alquanto discuttibile, credo abbia dimenticato che se si eliminasse l'obbligatorietà dell'azione penale e che se fosse il governo a decidere le linee guida della giustizia cadrebbero i cardini delle democrazie occidentali, la separazione dei poteri. Così attento a difendere il Grande Capo ha dimenticato che per essere arrestati serve una motivazione, si ha commesso un reato o presunto tale. Se non si è fatto nulla perchè preoccuparsi, non sono certo i pm a fare le leggi, loro le applicano. Panebianco dovrebbe ricordare che il ruolo dell'intellettuale è di critica non di prostrazione al potere.

Anonimo ha detto...

Che tristezza e che amarezza leggere questi articoli..Questi grandi editorialisti sembrano dimenticare che per arrestare chiunque, dall'extra comunitario al colletto bianco, si deve essere in presenza di pericolo d'inquinamento probatorio, pericolo di fuga e pericolo di reiterazione del reato. Gli arresti poi li dispone un giudice. Non come negli amati USA dove salvo casi particolari è il pm a disporre gli arresti..E' triste leggere ancora che il problema del paese sono i pm e i loro " teoremi" non le mafie e la corruzione.Quanti pm e giudici sono stati ammazzati in Italia?Abbiamo il record europeo sicuramente l'unico paese che ci supera è la Colombia..Il governo tra l'altro ha ritenuto opportuno sopprimere l'alto commissariato anticorruzione nel silenzio quasi unanime di opposizione e mass media. Che tristezza e che regime che calpesta i principi della nostra costituzione..

Cinzia ha detto...

"...Violante, con la sua autorevolezza, potrebbe oggi essere, insieme ad altri (...) uno degli uomini in grado di fare da battistrada a un nuovo corso, aiutare il Partito democratico a cambiare registro."

Già, magari un battistrada utile a non finire più sul registro degli indagati.

Violante... andiamo bene!

Scusate ma tra ieri e oggi leggere le notizie è stato un po' come bere un bel bicchiere di veleno!
Mi sento intossicata l'anima
(tanto per tradurre in italiano ciò che direbbe un napoletano!)

Anonimo ha detto...

Ottimo Claudio.
Non solo, il comune cittadino si domada anche dove era Panebianco quando Violante era tutt'altro che l'illuminato statista che si rivela in questa stagione politica.
E ancora, dove rimaneva e rimane confinato quando le "grida" di encomio alla magistratura inquirente si levano alte in maniera bipartisan, dx-sx, nelle inchieste rigurdanti i comuni mortali?
Forse la riforma della giustizia è oramai improcrastinale; in questo caso, deve prevedere al primo punto il ripristino del principio Costituzionale che tutti i cittadini siano Uguali dinanzi ad essa!
b

Anonimo ha detto...

Grazie di cuore per questo articolo, almeno per un momento mi sono sentito meno solo dopo aver letto sul Corriere le follie di Panebianco.
In ogni caso, se intellettuali come questo interpretano davvero il pensiero degli italiani, penso che la mia unica scelta sia quella di affrettarmi ad emigrare...

G.

La Redazione ha detto...

Il passo che trovo maggiormente preoccupante, perché suona come una minaccia priva di ogni giustificazione alla luce delle attuali conoscenze sul caso, è il seguente:
"Una cosa è certa. Se mai Del Turco, alla fine, dovesse uscire pulito da questo affare giudiziario non ci sarà comunque mai alcuna sede disciplinare nella quale le suddette domande potranno essere poste a quei magistrati.".
Ipotizzare un illecito disciplinare a carico di un magistrato, senza disporre di alcun elemento al riguardo, è parificabile alla condotta di chi ipotizza che un qualsiasi cittadino abbia commesso un reato senza alcun valido motivo.
Tale condotta non sfuggirebbe all'accusa di calunnia, di diffamazione ed al risarcimento dei danni civili.
Il mestiere della magistratura inquirente è quello di suffragare le ipotesi accusatorie con elementi di prova, quello del GIP è di motivare i provvedimenti limitativi della libertà personale.
Quello della Stampa sembra essere divenuto quello di megafono delle invettive immotivate.
La Stampa di questo Paese ha contribuito e contribuisce alla disgregazione dei valori fondanti della Repubblica, gettando apodittico discredito sulla Giurisdizione. Il "gioco" (che purtroppo non è tale) non si segnala per coraggio, dato che la Magistratura non è affatto attrezzata per rispondere sul piano mediatico a simili aggressioni, ed in ogni caso trascinarla su quel terreno è il più grave insulto che può rendersi ad una "democrazia liberale", che tanto sta a cuore all'autore dell'articolo.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

ma perché si continua a parlare di "rapporti tra magistratura e politica"?
a me pare che questi sieno semplicemente rapporti tra magistratura e delinquenza (come sempre dovrebb'essere).
se un furto è commesso da un politico non diventa un reato politico.
casomai il fatto che a commetterlo sia un politico nell'esercizio delle sue funzioni può costituire circostanza aggravante nel giudicare il furto....

comunque, nulla da stupirsi nelle parole di Panebianco, è semplicemente un discreto rappresentante della mediocrità del giornalismo italiano.

baron litron

Anonimo ha detto...

Quando si leggono articoli come quello di Panebianco si comprende come in Italia sia stato possibile l'avvento del Fascismo!Ve lo immaginate cosa succederebbe se la scelta delle priorità nell'esercizio dell'azione penale fosse affidata al governo? Certamente non vi sarebbe più alcun procedimento a carico di politici non essendo questo sicuramente considerato prioritario rispetto ad altri ,anche se riguardanti reati meno gravi,ma meno imbarazzanti per la Casta.Queste prese di posizione, a pensar male, sollecitano il sospetto che da parte di qualche intellettuale si cominci ad annusare l'aria nuova e non si voglia farsi trovare impreparati alla bisogna.A pensar bene, evidenziano una scarsa conoscenza dei principi giuridici sui quali si sono costruite e si reggono le grandi democrazie liberali.Senza considerare che lo stato di diffusa corruzione,che ha ormai inquinato la coscienza civile degli italiani, dovrebbe suggerire rimedi adeguati a risolvere un tale enorme problema e non certo misure e provvedimenti volti a garantire l'impunità dei colpevoli, come purtroppo da molto tempo si sta facendo.Forza prof. Panebianco continui così, ad illuminarci con il suo alto magistero! Tanto sono sicuro che gli intellettuali come Lei, comunque vada,in qulche modo riusciranno a cavarci le gambe.

Anonimo ha detto...

Scusate...ma io credo che il problema sia un altro.
Giusto o sbagliato che sia l'arresto e l'isolamento del già Presidente della Commissione antimafia (!!), il popolo italiano saprà la verità (almeno quella processuale) forse tra una decina di anni !!
Questo è il vero scandalo: non l'arresto di Del Turco, ma la certezza che l'unico periodo che egli starà in carcere è solo quello in cui egli stesso si presume sia innocente! Perchè se mai fosse colpevole (speriamo di no) una volta condannato tra una decina di anni non sconterà neanche un giorno di pena !
Il punto, quindi, è sempre e solo uno: la durata dei processi!
Potere politico, magistratura ed avvocatura dovrebbero impegnarsi solo su questo tema. Saluti.

Anonimo ha detto...

"...il popolo italiano saprà la verità (almeno quella processuale) forse tra una decina di anni !!
Questo è il vero scandalo: non l'arresto di Del Turco, ma la certezza che l'unico periodo che egli starà in carcere è solo quello in cui egli stesso si presume sia innocente!"
osservazione amara quanto realistica dell'anonimo delle 22,46, soprattutto se si tiene conto di quanto riportato in questo articoletto.... e di quanto osserva monsù Cacopardo nel link all'interno dell'articolo medesimo....

Anonimo ha detto...

Il potere politico si è già prodigato abbastanza per abbreviare la durata dei processi...suoi. >8(

Adesso si capisce meglio perchè il coro anti intercettazioni era così intonato, sia sul lato destro che su quello sinistro.

Eh sì, in Italia bisogna proprio pensar male.
Ci si azzecca sempre e ormai non è più nemmeno peccato.

Luciana

Anonimo ha detto...

Sono avvilitaveramente anch'io.
In quale paese vive Panebianco?
Anzi lo so, appartiene ai privilegiati che trovano le strade spianate, tutte.
Sicuramente se ha bisogno della Sanità pubblica avrà tutto il meglio a sua disposizione. Sia che la Sua Regione sia governata da destra o da sinistra. In Italia funziona così se sei qualcuno.
Elevare a nobiltà "una massima autorità politico amministrativa regionale" per ciò solo conseguita a seguito di elezioni, reputarla intoccabile, è la prova che in Italia ormai esiste una Società parallela.
Una società che si arricchisce con la cosa pubblica sovvenzionata dai cittadini.
Lo sdegno unanime della politica ai recenti fatti ne è la prova.
E' una società non importa se di destra o di sinistra che controlla alternativamente il 50% del consenso elettorale che alternativamente si spartisce il controllo delle maggiori voci di spesa. Sanità in testa.
E foraggia questo controllo del consenso in danno della collettività.
Ogni volta, raramente, che un fatto come questo accade, lo si vuol far passare come accanimento della magistratura.
Questa inchiesta è in piedi da due anni svolta dalla Guardia di Finanza, non è la smania di protagonismo di un magistrato che una mattina si è svegliato con il desiderio di andare in tv o sul giornale.
E' l'indagine di organi di polizia dello stato che nell'interesse generale svolgono il compito che lo Stato gli ha affidato.
Lo Stato rappresentato proprio da quella politica che si indigna quando il malaffare della cosa pubblica che danneggia tutti i cittadini viene scoperto.
Il signor Panebianco dovrebbe spiegarci lui se "la massima autorità politica amministrativa della Regione" è intoccabile, perchè questa massima autorità politico amministrativa della regione non si è accorta di quello che succedeva nella sua regione a scapito dei cittadini?
Se i nostri rappresentanti pubblici, oltre a non avere responsabilità di alcun tipo sono anche esonerati dal controllo, il signor Panebianco, mi deve dire cosa ci stanno a fare?
Alessandra

Anonimo ha detto...

Il problema è un sistema di potere corrotto e trasversale (nonostante l'apparente differenziazione di colore politico, si tratta infatti sempre dell'eterna palude di centro),che dai tempi di Tangentopoli ad oggi è sempre riuscito a risorgere dalle proprie ceneri, resistendo tenacemente ad ogni tentativo di moralizzazione e controllo di legalità, tanto da far pensare che veramente non ci sia speranza di estirparlo poiché è evidentemente connaturato nel modo di esercitare il potere e nel modo di essere di tanti italiani.
Non siete Voi che dovete scusarvi, ma loro, con i loro servi prezzolati.

Paola

Anonimo ha detto...

...sentire quest'elogio di Violante, l'uomo che di quel sistema di potere di cui parlavo prima è la più compiuta espressione, l'uomo che avversò Giovanni Falcone, mette davvero i brividi...

Paola

Anonimo ha detto...

Ho letto ieri l'articolo e ho scritto di getto una e-mail al Sig. Panebianco. Erano così tante le cose che mi avevano colpito (e fatto rabbrividire) che alla fine ne ho evidenziata solo una.
Copio qui la mia email contenente gli argomenti di una cittadina comune. Vi farò sapere se mai mi risponderà (sono ottimista, lo so).

Egregio Sig. Panebianco,
leggo il Suo articolo sul "Corriere della sera" di ieri intitolato "Giudici, la svolta che serve ai democratici" e rimango esterrefatta.
Da comune cittadina le confesso che la parte che mi ha fatto più preoccupare è la sua affermazione della necessità che " Guardasigilli e Parlamento dettino annualmente alla magistratura le priorità" e che sia da abolire la obbligatorietà dell'azione penale.
Ecco, io mi chiedo perchè dovrebbe rassicurarmi, come cittadina, che Guardasigilli e Parlamento possano decidere che reati deve perseguire la Magistratura e quali no. Non è forse intuibile quali reati sarebbero strascurati? Quelli dei poveri cristi forse, o quelli dei colletti bianchi?
E come la mettiamo con la famosa "indipendenza della Magistratura" principio cardine della nostra democrazia?
Ecco, come si possa affermare una cosa del genere io proprio non lo capisco e, sinceramente, come possa affermarlo Lei, che stimo come giornalista, lo capisco ancora meno.
Grazie per l'attenzione, saluti Gabriella

Anonimo ha detto...

Ho letto l'articolo di Panebianco e la mia reazione è stata del tutto diversa da quella degli altri commentatori di questo blog: Finalmente! Smettiamola con questa ipocrisia dei poveri magistrati che fanno solo il loro duro e difficile lavoro (come se il lavoro di tutti noi altri fosse facile e leggero). Chi scrive (come Claudio) che "Se non si è fatto nulla perché preoccuparsi" afferma una falsità senza fine (chiedi al padre dei bambini di Gravina cosa ne pensa) e dimostra di non aver mai avuto a che fare con la presupponenza e l'incompetenza (impunita) di tanti inquirenti. Da Tortora in poi, volete dirmi quale magistrato ha pagato per i suoi errori? (nel caso citato particolarmente gravi e scandalosi: documentarsi per credere) Provate a leggere un po' al di fuori di questo blog (comunque molto utile), e scoprirete una realtà un po' diversa. Chiudere gli occhi di fronte ai problemi non serve, anzi contribuisce ad aggravarli.

Anonimo ha detto...

Nella realtà di tutti i giorni l'obbligatorietà dell'azione penale non esiste più, però è più semplice continuare a far credere questo ai comuni cittadini che dire che la sua querela sarà messa in un angolo per dare precedenza ad altre indagini (nella maggior parte dei casi per motivi di carenza di organico).

Spiace dirlo, ma ciò è stato messo in luce davanti l'opinione pubblica solo dal Dott. Tinti, come Vs collega.

Bisognerebbe poi analizzare i motivi per cui in passato la magistratura ha sempre voluto tenere le porte socchiuse per l'ingresso di nuovi colleghi e le zone grigie intorno al concorso stesso, ma non credo sia la sede.

Anonimo ha detto...

Voglio fare i miei complimenti ad Alice, post 10.46.
Il problema grave che sta disintegrando l'Italia è che la magistratura ha perso la sua interlocuzione con gli altri poteri dello Stato. Questo rende impossibile il suo funzionamento. Stupefacente, in questo caso, è che un personaggio della levatura intellettuale di Panebianco anziché denunciare dalle pagine del più autorevole Quotidiano nazionale lo squallore politico che governa il paese se la prende con l'intera magistratura che anche se malamente è stata costretta in tutti questi anni a supplire il malgoverno degli altri due poteri.
Cara Alice, sai quale è la cosa che ci dovrebbe allarmare tutti quanti? Il Popolo Sovrano da per scontato che tutti i politici rubano impunemente. Ogni tanto arrestano qualcuno solo perché lo ha fatto spacciatamente (si sentiva troppo onnipotente). Prova a immaginare se i tanti casi di arrestati che in seguito vengono prosciolti riguardassero, invece che comuni cittadini, i nostri politici. In questo senso va riformata la magistratura: riequilibrando il suo potere a quello degli altri due. Il plitico che ruba è pericoloso quanto il mafioso che uccide.
b

Anonimo ha detto...

Magistratura "costretta" a supplire al malgoverno degli altri due poteri?

Ma che discorsi sono!

Il magistrato è un impiegato pubblico, assunto per concorso, che deve fare soltanto quello per cui è pagato: promuovere l'accusa se PM, e giudicare se Giudice. Poi incassare lo stipendio e godersi le ferie in attesa della pensione, come tutti gli altri impiegati pubblici.

Punto e basta.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 13.52.

Gentile Lettore, il Suo intervento ci offre l'occasione per una precisazione.

Lei scrive molto opportunamente che "Il magistrato è un impiegato pubblico, assunto per concorso, che deve fare soltanto quello per cui è pagato: promuovere l'accusa se PM, e giudicare se Giudice. Poi incassare lo stipendio e godersi le ferie in attesa della pensione, come tutti gli altri impiegati pubblici.
Punto e basta".

Questo è esattamente quello che vorremmo fare e che tendenzialmente facciamo.

Ma questo non piace, perchè ciò che si pretende è che noi promuoviamo l'accusa e giudichiamo stando ben attenti a non farlo nei confronti del Presidente del Consiglio, dei Suoi amici e soci e, da ultimo, anche nei confronti di qualunque altro tipo di personaggio potente, ricco, influente di qualunque partito, anche diverso da quello del Presidente del Consiglio.

Dopo di che, per punizione per esserci permessi di promuovere l'accusa anche nei confronti di persone potenti, ricche, influenti, veniamo minacciati di subire riduzioni dello stipendio (già in parte attuate).

Quanto alle ferie, non riusciamo mai a goderne pienamente a causa dell'enorme carico di lavoro.

La cattura del Presidente Del Turco è stata presa a motivo per minacciare una riforma totale della magistratura.

Noi stiamo cercando di immaginare come sarà questa riforma. Magari dirà: se viene un imprenditore nel vostro ufficio e denuncia il fatto di avere versato più di un milione di euro in tangenti a un Presidente di regione e vi porta le prove, voi dissuadetelo dal proseguire in questa scellerata attività e, se insiste, arrestatelo. In ogni caso, distruggete immediatamente le prove che vi ha portato.

Sarà questa la riforma?

La Redazione

Cinzia ha detto...

Certi commenti danno il magone,
ma non voglio rispondere alle provocazioni del sig. "anonimo punto e basta", oggi.

Anzi voglio andare fuori tema e proporvi questo bellissimo articolo in cui colui che ha denunciato le violenze di Bolzaneto racconta la sua esperienza di cittadino che si confronta con la sua coscienza.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/marco-poggi-io-linfame-della-caserma-che-ha-denunciato-quelle-torture/

Non mi dispiacerebbe se la Redazione si occupasse di questo tema, nei tempi e nei modi che crede, dal momento che riguarda a pieno titolo: giustizia, potere dello stato esercitato nella figura dei suoi tutori e abuso.

Grazie mille per l'attenzione

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Cinzia (commento delle 14.43).

Cara Cinzia,

grazie, come sempre, per la Sua sensibilità e per i Suoi preziosi interventi.

La vicenda di Genova è molto molto importante e noi l'abbiamo seguita con molto interesse e preoccupazione.

Condividiamo il Suo disorientamento e anche noi abbiamo tanti dubbi e preoccupazioni.

Su quella vicenda abbiamo pubblicato sul blog i seguenti post:

”I fatti di Genova e le ipocrisie della politica”

”I silenzi sul garage Olimpo di Bolzaneto”

”G8 di genova. La requisitoria dei pubblici ministeri in aula”

”Le violenze impunite del lager di Bolzaneto”

Ora che è stata pronunciata la sentenza non siamo intervenuti e non lo faremo a breve per una ragione deontologica.

Della sentenza è stato scritto solo il dispositivo e non ancora la motivazione.

Riteniamo di non potere "giudicare", noi magistrati, una sentenza senza che ne siano note le motivazioni.

Ciò ovviamente non vuol dire affatto che non comprendiamo le ragioni di coloro che la stanno commentando, ma, in un'epoca nella quale i politici di ogni partito applaudono o censurano sentenze che non conoscono, riteniamo che noi - magistrati e avvocati - abbiamo il dovere deontologico di attendere le motivazioni e poi discuterle.

Dunque, grazie per l'attenzione che presta a questa vicenda, sulla quale vorremmo che restassero accesi ancora a lungo i riflettori. Ma ci scusi se ospitiamo con piacere i commenti ma non "prendiamo parte" prima di avere letto le motivazioni della sentenza.

La Redazione

Anonimo ha detto...

...se viene un imprenditore nel vostro ufficio e denuncia il fatto di avere versato più di un milione di euro in tangenti a un Presidente di regione e vi porta le prove, voi dissuadetelo dal proseguire in questa scellerata attività e, se insiste, arrestatelo. In ogni caso, distruggete immediatamente le prove che vi ha portato.

Sarà questa la riforma?
No!!!
Proseguirà, in maniera proporzionale nel seguente modo: più sarà estesa la immunità (politica) a chiunque ricopra una carica pubblica elettiva; più saranno varati continui pacchetti sicurezza, fino all'instaurazione della pena capitale persino per i vecchietti che non arrivando a fine mese con la loro misera pensione sono recidivi nel commettere i reati di furto nei supermercati.
b

Anonimo ha detto...

X Alice

Lei si lamenta del lavoro dei magistrati.

Qualche volta, anzi, spesso lo faccio anche io.

Ecco perchè quando ce ne sono che lavorano bene mi piacerebbe che nessuno gli rompesse l'anima.

Luciana

Anonimo ha detto...

... qualcuno rompesse loro l'anima. Siamo precisi ! :)

Anonimo ha detto...

Ops!
Scusate lo strafalcione, ho studiato in campagna.

Comunque il senso si era capito... ;)

Luciana

Anonimo ha detto...

Questo signor Panebianco,a quanto pare, è un emerito professore universitario.
Complimenti!!
Credo quindi che egli sia bene a conoscenza delle idee e intuizioni di economia politica di Adam Smith e di Hume suo contemporaneo (1750 ca.) Sembra però,come è successo purtroppo a molti politici ed economisti che ultimamente si improvvisano cosi garanti della Giustizia che a loro fa più comodo,che anche questo signor Panebianco abbia letto questi trattati e ancor più le teorie sui Sentimenti morali,estrapolando malamente solo quelle parti che coincidono con la sua capitalistica e molto di parte visione del mondo.
Il signor professore infatti, con fior fiore di retorica che la sua posizione gli consente,esprime senza alcun intellettuale pudore, esattamente il contrario di quelle tesi per cui gli autori scozzesi citati,hanno ricevuto il plauso universale per ben due secoli e mezzo ed ancora vengono studiati nelle università di tutto il mondo e citati come avanguardie del progresso.
Certamente il signor Panebianco ha tutto il diritto di esprimere la sua opinione per la quale è lautamente pagato;ha forse meno diritto di esprimerla in questo caso,cosi' furbescamente e saccentemente,con questa vena presuntuoso-retorico-subliminale,come se le sue idee si debbano prendere per scontate.
Come se egli possega la rara capacità di comprendere verità nascoste.
Come se dall'alto della sua cattedra noi comuni mortali non aspettassimo altro che egli ci riveli queste verità.
Se non riesco ad augurarmi che il signor Panebianco si rilegga come " spettatore imparziale" e volontà, questi testi che forse erano sua materia di studio,almeno gli auguro possa fare dei sonni tranquilli nei quali,ogni tanto,riceva la inattesa visita di A.Smith che simpaticamente e con molta ironia si compiaccia di autocitarsi cosi'<...lo scrivere non è solo moralmente descrittivo ma altrettanto moralmente prescrittivo e quando uno inferisce con i ruoli della retorica e volutamente ignora quei metodi che aggiungano precisione alla comunicazione e quindi tralascia parte della spiegazione non fornendo con imparzialità tutte le informazioni sui fatti realmente accaduti,interferisce con la accurata identificazione e trasmissione dei più alti sentimenti morali,interferisce con la abilità di moralizzare e educare... e quindi non solo è un cattivo scrittore ma oltremodo una cattiva persona...> si metta poi a drenare l'olio rancido dal barile di pesce in cui cosi'tristemente il signor Panebianco si è rinchiuso.
Solo nei sogni naturalmente!
Carmelo Corsaro

Anonimo ha detto...

permettetemi, a proposito delle parole di Panebianco, di incollare qui il miglior commento che ho letto (non me ne voglia l'autore, appena riuscirò a contattarlo me ne scuserò personalmente):
"(...) More solito lo stare troppo a lungo in Amerika vi priva del codice Enigma per decrittare gli editoriali del Corrierone, per leggere tra le righe. Il punto chiave dell'articolo di Panebianco è la parte su Violante. Dovete sapere che Violante è candidato già da due anni a coprire il posto vacante alla Corte Costituzionale (già, in Italia un posto alla Suprema Corte può restare vacante per anni, finché lorsignori non trovano un accordo e raggiunono la maggioranza qualificata necessaria). Da allora, infatti, ha smesso gli usuali panni del Torquemada ed indossato quelli del moderato e potenziale riformatore costituzionale. Cosa non si fa per guadagnarsi una maggioranza dei due terzi...

Ora, è evidente che Panebianco sta in realtà dicendo: << Signori, l'accordo su Violante alla Corte è la chiave di volta per raggiungere una tregua sulla giustizia (che tipo di tregua, non è questione che mi interessa; ndr). Che aspettate ancora? E tu, Violante, possibile che non capisci che questo è il momento di intervenire, di dire qualcosa di garantista e assicurarsi così l'elezione? Che so, una dichiarazione di "costituzionalità a prescindere" del Lodo Alfano. Un intervento sulle preclare virtù della Carfagna. Ma sbrigati! A destra, e soprattutto nei salotti buoni, non aspettano altro che un tuo atto forte (e questo editoriale lo conferma), che cosa aspetti, porca miseria? >>

Tutto qui. Nessuno scandalo, nessun volo pindarico, solo ordinaria messaggistica di stampo italiota. Per cui l'indignazione è del tutto sprecata. Direte: ma che bisogno c'è di scrivere queste cose in prma pagina sul Corrierone? Non potrebbero parlarsi, telefonarsi, sms-arsi? Non ho risposta, salvo appunto contro-domandare: come si dice "parlare a nuora perché suocera intenda" nel MidWest? (...)"


Per il resto della discussione, vi rimando a questa pagina che, con i relativi commenti, tratta in fondo gli stessi argomenti, sibbene da un'angolatura leggermente diversa....

baron litron

Cinzia ha detto...

per Carmelo Corsaro

Grazie. Questa sì che è una lezione degna e ad armi pari, non so se Panebianco la leggerà mai, ma per me se l'è proprio meritata. E se li farà davvero quei sogni che dice Lei, spero che caschi dal letto svegliandosi sudato e inebetito!


Per baron litron

Interessante interpretazione, forse dirsi le cose in questo modo appartiene a modalità massoniche difficili da capire per chi ne è fuori, ma indispensabili da praticare per chi ne è dentro dal momento che le comunicazioni devono arrivare a tutti i muratori, nessuno escluso e quindi cosa meglio di un quotidiano ad ampia tiratura.
Grazie anche a Lei, la mia ingenuità e ignoranza non mi ci avrebbero mai fatto arrivare da sola.

Anonimo ha detto...

il futuro che ci attende è ovviamente molto brutto. del resto già il presente è pazzesco. e la gente come panebianco è complice/serva di questo maledetto regime marcio infame.

Anonimo ha detto...

Quello che mi piacerebbe sapere sullo storico caso De Magistris (o il caso giustizia, prendendo in prestito qualche idea del generoso Ingroia) è perché l’imputato (se così è possibile chiamarlo in una questione disciplinare) è stato ritenuto disciplinarmente responsabile delle incolpazioni mossegli. Perdonate la mia pervicacia sull’argomento, ma mi piacerebbe capirlo poiché dalla sentenza del CSM non è per nulla chiaro.
De Magistris nell’ambito delle sue indagini ha fatto cose inconsuete all’interno di scenari inconsueti. Mai comunque allontanandosi dal diritto e dalla sua logica. Sembrerebbe semplicistico, eppure le cose, dopo aver assunto tutte le necessarie precauzioni tecniche, diventano semplici.

Per esempio, su una barca a vela, visto che ormai vanno di moda le barche a vela, dopo aver svolto tutte le faticose operazioni necessarie a rubare il vento, il vento ti porta, con leggerezza, con semplicità.

Il CSM, unico e severo giudice della disciplina, si è fermato alle cose inconsuete fatte da De magisteri. E quindi ha affermato che il magistrato era “inescusabile” nella negligenza dimostrata. Ma se l’organo costituzionale avesse seguito l’equazione dei fatti: azioni inconsuete in contesti inconsueti, avrebbe operato con equilibrio e giustizia. Ma forse era troppo semplice.

Che c’entra con Panebiaco? Il tempo di spiegarmi. E comunque di qui a qualche tempo De Magistris c’entrerà sempre qualcosa, in quanto il suo caso ha impresso una svolta decisa al corso della riforma politica sulla giustizia ed ne ha accelerato l’evoluzione.

Lo scenario in cui si muoveva De Magistris, e le sue indagini, non era abitato da una banda di quartiere che brucia macchine o ruba motorini. Non si trattava di ladruncoli di appartamento fuggiaschi che cercavano di guadagnare il più possibile di spazio e tempo dai “cani da guardia” che per conto del magistrato, e delle sue indagini, cercavano di acciuffarli. Si trattava di indagare invece, purtroppo per lui, su magistrati, politici-imprenditori, imprenditori-politici, probabilmente su qualche amico Muratore (gente per bene professionisti affidabili), politici sempre alla ricerca di soldi – peggio di un’amante insoddisfatta – e di voti – certamente non parlo di voti religiosi, oggi seppure qualcuno fosse interessato a cercarli rimarrebbe stupito dalla scarsità.

Insomma tutta gente credibile, alla quale l’opinione pubblica è abituata a credere. Appunto professionisti seri, che ricoprono cariche serie, che conoscono gente seria, che necessariamente fanno cose serie – a parte qualche festino colombiano. Ma soprattutto persone, che grazie a queste loro alte qualità e cariche, hanno la possibilità di manipolare fatti, rallentare indagini, utilizzare il parlamento come megafono di indignazione (neanche fossero il Presidente del Consiglio di Acchiappacitrulli). Insomma persone troppo serie per essere chiamate a dare conto delle loro azioni.

Sono persone rispettabili o no? Mettiamo che uno di questi è un Procuratore generale di Corte di Appello, o che so, un Ministro, un Presidente del Consiglio, un Avvocato da qualche decina di milioni di euro l’anno; insomma persone inconfutabilmente serie. Purtroppo il De Magistris, piuttosto che avere notizie di reato di qualche ladro di polli o di automobili, viene a conoscere di inquietanti fatti che riguardano persone serie. Sarà che è un magistrato missionario, sarà che l’azione penale è obbligatoria, si è trovato in questo guaio grosso. Ma quando una persona si impegna veramente a svolgere un potere-dovere, cioè una funzione dalla quale non può esimersi senza violare il principio di uguaglianza, per conto di altre persone che gli hanno riconosciuto fiducia (alludo alla fiducia che si esprime attraverso il patto costituzionale) purtroppo non può dire “sa, ho paura che questa volta mi gioco la carriera e addio Cassazione. Meglio che mi occupi di quel Marocchino immigrato che ha malmenato uno zingaro perché il di lui figlio gli ha rubato il motorino a sua volta rubato”.

Diavolo di un’obbligatorietà di quell’azione. Senza gli istituti di un contratto costituzionale che, diciamolo pure, urge di qualche po’ di manutenzione, come questa incomprensibile obbligatorietà, adesso le personalità serie non avrebbero preso tutti quegli analgesici, il magistrato missionario avrebbe trascorso più tempo con la sua famiglia e con gli amici in campagna e forse sarebbe giunto in Cassazione ad una certa età, gli organi costituzionali non ci avrebbero fatto una figura barbina, Mastella non si sarebbe arrabbiato così tanto e magari ci avrebbe concesso di conoscere il motivo per cui ha fatto cadere il Governo della Repubblica (come è in uso fare in Parlamenti democraticamente eletti) e Dini avrebbe potuto lui fare cadere il Governo invece di rimanere con un palmo di naso.

Se noi ascoltassimo i sapienti, chi sa, ovviamente non i fatti, chi sa perché è una persona seria, perché è una persona che conosce persone serie, non staremmo adesso a rattristarci del fatto che abbiamo perso il “traghetto” del ricorso, o che persone onorabili come politici e magistrati sono state infangate, o che i dipendenti della Why not pietiscono la stabilizzazione ad una Regione senza soldi che ormai non può più arricchire i politici sulle spalle di quei dipendenti.

Prendete esempio dal Panebianco, lui ne sa tante, e infatti è una persona serissima. Come si può fare a non essere d’accordo con lui, quando dice: “riforma dell’ordinamento della giustizia (separazione delle carriere, responsabilizzazione dei PM, eccetera)”. Ma più di tutto sono d’accordo su eccetera. La riforma dell’ordinamento giudiziario deve riguardare in particolare eccetera. Per esempio Violante che è d’accordo su eccetera io lo vedrei alla presidenza della Corte Costituzionale. Sul fatto dei PM responsabili, poi, sono d’accordissimo. I PM non devono essere delle persone irresponsabili, ma responsabilissime (però forse per questo non è necessario fare una riforma politica, basta lasciare le cose come stanno). Un’altra cosa mi colpisce dello scritto di Panebianco; e mi rivolgo ai magistrati: ma che rapporto avete con la politica? Qual è la sua natura. Ci dobbiamo preoccupare?

Comunque fatto sta che se non ci fosse stata st’obbligarietà, De Magistris non avrebbe indagato. Perché non sarebbe stato titolare di un potere-dovere, cioè di una funzione dalla quale non può esimersi senza violare il principio di uguaglianza; perché la sua priorità dettata dal Governo e dal Parlamento sarebbe quella di acciuffare immigrati illegali nel momento in cui superano la frontiera. Non penso infatti che il Presidente del Consiglio o il Parlamento individuerebbero come priorità quella di reprimere la corruzione nella politica, nella magistratura, negli ambienti dell’economia e della finanza.

Ma non scherziamo!

Le persone serie devono essere lasciate in pace una volta per tutte!

E se i cittadini dicono che occorre meritarsi la virtù della serietà, fatti loro. I nobili nascevano nobili. Non dovevano certo meritarsi di essere nobili. Lo erano e basta. E’ quindi dovevano avere un trattamento particolare. Oggi i nobili non ci sono più, ci sono le persone serie: politici, magistrati, imprenditori, finanzieri, giornalisti (certo non quelli che fanno i processi televisione, hai capito Marco!), poliziotti che reprimono manifestazioni a suon di torture; insomma le conosciamo bene le persone serie. E come i nobili, devono essere oggetto di trattamenti particolari.

La legge è uguale per tutti quelli che tra loro sono uguali. Infatti le persone serie devono essere trattate nello stesso modo, che però è differente da quello con il quale sono trattate, tra loro in modo eguale, le persone che serie non sono. Le persone non sono uguali tra loro, ci sono quelle serie e quelle non serie. La legge è uguale per tutti se tutte le persone sono uguali. Se assumiamo che esistono persone serie (politici, imprenditori, magistrati soprattutto non dimentichiamo eccetera) e persone non-serie (io ed eccetera) sarebbe un’ingiustizia trattarle con la stessa misura.

Panebianco quindi chiama a raccolta il PD, senza il quale non si può cambiare la Costituzione, là dove istituisce l’obbligatorietà dell’azione penale (l’art. 112 C). Altrimenti una riforma costituzionale di questo tipo, se passasse solo con i voti della maggioranza semplice, le colonne del Corriere coadiuvate dalla restante parte dell’informazione ufficiale non riuscirebbero a salvarla dalle Forche Caudine del referendum confermativo. Quindi il PD dovrebbe eseguire i saggi consigli di un politologo serio, far sì che i fondi della sanità, che servono per i malati che soffrono tanto e non poco per il trattamento insensibile ed incivile che ricevono dalle istituzione sanitarie, vengano saccheggiati da chi ha una insana necessità di denaro sonante, senza che magistrato muova dito. Infatti Panebianco ha di nuovo ragione: perché chi saccheggia il denaro dei fondi destinati alla coesione sociale (aree del Mezzogiorno) deve essere difeso, anche da istituzioni di rango costituzionale, mentre chi ruba alle casse dei malati deve essere perseguito? E’ sempre gente seria, che distrae denaro assegnato a fini sociali e di prevenzione dei guai; si tratta sempre di persone tra loro uguali ed uguale trattamento devono ricevere.

Indaghino pure i magistrati; tanto poi arrivano quelli della disciplinare. Panebianco consiglia, anzi provoca, che questi della disciplinare arrivino presto. Non con il ritardo con cui sono arrivati da De Magistris; se non arrivano per tempo finisce che i fatti si scoprono lo stesso. I magistrati ogni volta che indagano su politici e gente seria di questo tipo devono essere normalizzati immediatamente, altrimenti li disciplinerà il legislativo e l’esecutivo con le sue priorità indiscutibili. E così il potere nullo – in quanto neutro è quello giudiziario – diventerà una nullità e quindi si occuperà delle nullità, cioè delle persone non-serie.

Non ci resta quindi, per volgere la situazione al meglio, che affidarci a Violante.

Grazie all’intramontabile Corriere per essere la punta avanzata della crescita civile, civica e politica di questo paese. Sentitamente


Silvio Liotta

Anonimo ha detto...

Ringrazio tutti per le risposte, ma non capisco lo scandalo. Cosa ha osato fare Panebianco? Ha espresso dei dubbi sull'operato di alcuni magistrati. Operato che in molti casi, come viene riconosciuto anche da Luciana (e come è possibile documentare facendo riferimento a casi concreti), può essere discutibile e criticabile. E' lecito criticare dei magistrati? Dalle vostre risposte sembrerebbe di no e io non sono d'accordo. Soprattutto quando vedo (come vedo) che molti errori della magistratura non sono dovuti alla normale "umanità" di inquirenti e giudicanti (tutti possiamo sbagliare facendo il nostro lavoro) bensì alla presunzione di non sbagliare mai, all'incapacità di riconoscere un errore una volta che si è avviata un'indagine e alla sicurezza (opinione mia) che comunque quell'errore non verrà pagato (e anche qui il caso Tortora è esemplare). Fa bene questo alla magistratura? A me sembra proprio di no.

Anonimo ha detto...

Cara Lucia,

questo blog meriterebbe un encomio, in quanto, anche se gestito da magistrati (per lo più), garantisce la libertà a tutti di dire la propria, anche se si criticano i magistrati. Capisco che ragioni di opportunità suggeriscano di attendere una sentenza prima di criticarla, o di masticare fiele quando i cavilli rendono difficile la comprensione chiara e semplice delle cose; ma ti assicuro che tutti possono criticare tutto, possono esercitare la propria intelligenza critica, purchè appunto si tratti di intelligenza e non si sconfini in considerazioni poco adeguate in un ambito pubblico come quello di un blog.

Io, per esempi, mi sento di criticare i giudici che hanno emesso il dispositivo sul processo G8 di Genova, e se scorri i post vedrai che tante persone hanno criticato magistrati, “togati e no”, così come politici giornalisti e quant'altro. Non troverai qui qualcuno che ti dice che non puoi criticare i giudici o i PM, perchè non si può e basta; ciò che si richiede è la critica intelligente, possibilmente fondata, per poter discutere con serietà, garbo, insomma con civiltà.

Io ti direi, se me lo permetti (ma ovviamente anch’io come i PM e gli altri homo sapiens sapiens posso sbagliarmi), che potrebbe essere ingenuo non capire che dietro a ciò che dice Panebianco non c’è un tentativo di migliorare l’amministrazione della giustizia o rendere più efficiente il lavoro del magistrato, ma semplicemente c’è l’intenzione di istituzionalizzare l’impunità per le elite politiche, per la classe dirigente del paese. Si è tentato di farlo, come fatto compiuto e non istituzionalizzato, nel caso De Magistris, Forleo, e tanti altri. Quello che Panebianco vuole dirci è che lo stato di diritto non funziona più, dobbiamo abbandonarlo per qualche altra forma di stato (che lui chiama impropriamente liberale).

Attualmente in Italia si segue la seguente equazione:

- i politici raccolgono voti attraverso il clientelismo e quindi distribuendo spesso illecitamente risorse ai clientes (gruppi di cittadini elettori che sorreggono i notabili politici ottenendone favori, in una rete di reciproci interessi);
- occupano quindi le istituzioni e gli organi costituzionali per garantirsi ulteriori risorse per allargare e rafforzare le reti di clientela;
- tentano di istituzionalizzare la loro impunità per perpetrare questo circolo vizioso e degenerativo.

Secondo te come si è formato il debito pubblico che grava su ciascun italiano? E ovviamente non è solo questo il problema.

Allora io capisco che tu voglia avere la libertà di criticare anche un magistrato, ci mancherebbe. Ma non capisco perché sei d’accordo con Panebianco che vuole istituzionalizzare l’impunità per l’elite politica, nella situazione di grave corruzione in cui le nostre istituzioni sono cadute.

Io penso quindi che dovremmo preservare con grande decisione tutti quei principi (come l’obbligatorietà dell’azione penale) che tutelano l’indipendenza della magistratura (solo così potremmo preservarla dal tocco nefasto della corruzione sistemica), anche se il grado di prostrazione in cui versa l’amministrazione della giustizia preclude la possibilità di realizzare appieno il principio dell’obbligatorietà. Tuttavia esso deve continuare a vivere nella nostra costituzione, perché anche tra marosi con onde alte come montagne, il faro dell’indipendenza della magistratura non venga spento e possa illuminare, anche se a trattati, gli scogli verso cui ci dirigiamo.

Però su una cosa sono d’accordo con Panebianco, come poc’anzi dicevo, su eccetera. Ecco su eccetera mi trovi d’accordo.
Un affettuoso saluto

Anonimo ha detto...

Scusa Alice se ti ho chiamata Lucia, mi son confuso, cmq ovviamente mi rivolgevo a te

fabio vagnarelli ha detto...

Riguardo all'on. Luciano VIOLANTE, e a certa c.d. opposizione, suggerisco di visionare questo video
con annessa trascrizione.
Un cordiale saluto,
fabio vagnarelli - Gubbio

Anonimo ha detto...

A proposito di giornalismo "reticente", e non solo, riporto di seguito la parte di una delle tante lettere sul G8 inviata a varie testate , pubblicata solo dalla Gazzetta del Mezzogiorno di Bari (il 31 luglio 2001) intitolata "Polizia allo sbaraglio"; il mio era "L'ordine" democratico sconfitto dall' "anarchia" (L'efficaca efficienza del disordine): "Egregio direttore, il min. Scajola passa dai riflettori di "Sogno di mezza estate" (Rai-1del 16 u.s., musica, moda, vip, fuochi d'artificio,...) alla realtà noir di Genova: oggetto di giudizi pesanti, impietosi da parte dei cugini d'oltralpe..."Polizia da paesi sudamericani"... "cileni", per D'Alema. I tragici fatti del G8 contrassegnano una débàcle "globale" della democrazia (di facciata) e della politica economica, di mercato (della Wto) che la impone. A cui si aggiunge il fallimento dell'Ordine Costituito con le discutibili repressioni: violente, peggiori di quelle del Black Bloc che ha spaccato "cose" seguendo degli "ideali". Le forze dell'ordine sono state mandate allo sbaraglio per spaccare "teste" di innocenti inermi, rei di ribellarsi a ingiustizie e disuguaglianze planetarie (e local: pensioni che vanno da 700mila a 70milioni al mese). Il bilancio derivante dalla scarsa preparazione è disastroso: oltre alla città trasfigurata vi è l'immagine, il volto dell'Italia sfigurata.....". A parte Scajola, uscito dal rotto della cuffia , vorrei porre all'attenzione una frase che la diceva lunga (foriera) su gli sviluppi processuali; il pm F. Lalla alle domande incalzanti sui responsabili diretti rispondeva che era impossibile identificarli perché i volti erano coperti...non sapeva che sotto la naja veniva punita tutta la compagnia/batteria...sino a quando si facevano i nomi?!!! Strano che il poliziotto de "la pallottola spuntata" che ha "estinto...re" Giuliani poi sia stato candidato (arruolato) tra le fila di Fini. Memoria e verità da (già?) cancellare...come presagiva Leonardo Sciascia ...che aveva scarsa fiducia delle aule giudiziarie...infatti il processo si voleva in un luogo ampio, un teatro. PS Ma la vera rivelazione è Violante. Mala tempora...currunt? Mauro C.