mercoledì 9 luglio 2008

Il chitone nero


Versione stampabile



di Alberto Morandi
(Avvocato del Foro di Roma
Responsabile Stampa Federmot)



Il mestiere di magistrati ed avvocati ha in comune, oltre alle ore di studio matto e disperatissimo sui medesimi testi, l’utilizzo di un indumento di foggia settecentesca; non ho ancora capito perché, si tratti di giustizia o di saghe popolari, i costumi tradizionali si rifacciano sempre alla moda di quell’epoca.

Questo simbolo delle professioni forensi, la toga, deve esser nato anche e soprattutto per assolvere ad una banalissima funzione pratica. Le vecchie aule di giustizia, specie alle latitudini più settentrionali, erano sicuramente luoghi freddi e pieni di spifferi; essendo necessario restarvi pesantemente imbacuccati, un manto di lana nera faceva più che comodo. Meglio ancora per chi, avendone i mezzi ed il privilegio, poteva guarnirlo di pelliccia.

Il nome che gli si è dato è abbastanza curioso, visto che il nostro accessorio ben poco somiglia al candido drappo in cui si pavoneggiavano i potenti di Roma; l’unica caratteristica che questo e quello hanno in comune è il fatto di essere entrambi appannaggio di un gruppo che può considerarsi “elite”.

Questa caratteristica di esclusività rivive con forza in una definizione di uso comune, che manda in escandescenza un caro collega got: l’utilizzo dell’espressione “magistratura togata”, per individuare la magistratura di carriera in contrapposizione con quella onoraria, altrimenti detta “non togata”. E’ bene guardarsi dall’utilizzare tali parole in sua presenza, perché si potrebbe andare incontro a tonante reprimenda.

In effetti, parlare di “togati” e “non togati” è inappropriato per più di un verso.

Chi ha coniato l’espressione voleva rimarcare una contrapposizione fra magistratura onoraria e di carriera che non figura in alcun testo di legge.

Voci ben autorevoli riconoscono che, a prescindere dalla modalità di immissione in servizio (che si basa pur sempre su un concorso indetto dallo stato, anche se per gli uni è “per titoli”, e per gli altri “per esami”), entrambe le componenti concorrono ad amministrare la giustizia ordinaria. E lo fanno indossando i medesimi paramenti liturgici.

E’ certamente possibile vedere all’opera un “togato” senza toga, e non per questo è definibile “non togato”, secondo il senso che gli si è comunemente attribuito. Né un magistrato onorario, che indossa abitualmente la toga quando svolge funzioni per i quali tale abito è tuttora in uso, potrebbe definirsi “simil togato”.

Senza dire di altri protagonisti del processo, diversi da giudici ed avvocati, chiamati anch’essi ad utilizzar la toga per il rispetto delle funzioni esercitate.

Il fatto che l’espressione resista, anche al di là dell’apparenza sensoriale, è sintomatico di un persistente “distinguo” supponente, analogo a quello visto in un classico della letteratura. Dove tutti gli uomini indossavano un copricapo, pareva essenziale discriminare fra chi portasse il cappello e chi il berretto, accessori che svolgevano identica funzione, ma indicativi di un ben differente status.

La questione di status è largamente diffusa sul territorio nazionale, fra le toghe col berretto e quelle col cappello sembra spesso ergersi una barriera invisibile; barriera che poco incide su quanto quotidianamente avviene nelle aule, ma comunque incombente e di ostacolo ad una vera sinergia fra i membri dei due ceti.

La cosa sarebbe, forse, più evidente se tali accessori – berretti e cappelli – fossero concretamente abbinati all’uso della toga, ma nelle aule di giustizia, come ben noto, si deve stare a capo scoperto.

A questa situazione ci si abitua, ed ogni Palazzo finisce per trovare un suo equilibrio; ma non si può, né si deve, ingoiare qualsiasi rospo.

Anni addietro, facendo mostra di ricercata e perfida eleganza, qualcuno ha coniato per i magistrati onorari di tribunale, la definizione di “funzione ancillare”; espressione che voleva sottolinearne una totale sudditanza nei confronti, ed a servizio, della magistratura di carriera.

Altre espressioni, pur non simpatiche nelle intenzioni, restano almeno digeribili.

E’ abbastanza corretto parlare di “magistratura supplente” perché, anche se la realtà odierna vede il m.o.t. convocato con regolarità svizzera, e magari titolare di un proprio ruolo di udienza, quella di supplente era la funzione originaria della categoria.

Possiamo persino andare orgogliosi dell’espressione “magistratura vicaria” giacché, storicamente, il vicario era colui che sostituiva con pieni poteri l’imperatore, o altro personaggio di analoga importanza.

Ma le “ancelle” vanno lasciate alle pagine dei classici e della Bibbia.

Fino a quando sarà loro concesso (e necessario allo Stato), i magistrati onorari dovranno amministrare la giustizia e si sforzeranno di farlo con l’indipendenza e l’imparzialità consone, e necessarie, alla funzione.

Sono tratti che mal si conciliano con quelli dell’ancella, povera serva addetta ad umili mansioni e totalmente soggetta al capriccio del padrone.

Non si può, quindi, perdonare l’espressione a quei colleghi magistrati di carriera che si sono compiaciuti di coniarla per approfondire il solco che li divide dai magistrati precari.

Vero è che, nella casa della giustizia, ai m.o.t. toccano i servizi più ingrati, mentre i magistrati di carriera vivono più comodamente. In questa diversa accezione, l’espressione calzerebbe a pennello.

Non è perdonabile, neppure, il recente uso fattone dal presidente di un’associazione dei giudici di pace, nel criticare la defunta ipotesi di riforma del settore, e segnatamente il disegno di unificare ed equiparare le varie figure di magistrato onorario che oggi concorrono all’amministrazione della giustizia. Costui ha ritenuto che la sua categoria dovesse assurgere all’empireo perché, a differenza delle ancelle del tribunale, gli è stata assegnata una, sia pur modesta, competenza funzionale. Questione più di forma che di sostanza, che nel mondo dello “iuris dicere” rende i Giudici di Pace primi nelle Gallie, mentre i Magistrati Onorari di Tribunale restano i secondi a Roma.

Se costoro fossero nel giusto, si sia almeno congruenti: si esentino i M.O.T. dal vestir la toga, e li si mandi in aula con un bel chitone.

L’abito non farà certo il monaco ma, prima facie, ci dice a quale ordine appartiene.



40 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo post mi da una strana sensazione.. non saprei definirla correttamente ma azzardo dicendo che mi rende triste.

La toga e',ne piu' ne meno, un elemento distintivo di una data categoria di professionisti, al pari del camice piuttosto che della divisa militare.. nulla di piu'.. non e' una toga a far di me un magistrato.. una divisa a far di me un militare..sara' lo spirito con cui svolgo il mio lavoro, la dedizione, l'amore per quella professione.

Sembra pero' che "all'elemento decorativo" venga data un importanza superiore rispetto a quella che realmente ha e si finisce magari per pensare che alcune persone portano quel dato abbigliamento quasi illegittimamente( cosi' sara' nel caso del medico rispetto al tirocinante.. del militare di carriera rispetto al giovane in ferma breve.. e a quanto pare vale pure tra i magistrati)

Mi chiedo.. ma perche' non ci si preoccupa di piu' del proprio lavoro.. perche' non si pensa a dar vita a forme di collaborazione costruttiva con i propri colleghi invece di pensar all'abbigliamento???

Cordiali saluti

Anonimo ha detto...

la conoscenza della situazione italiana della magistratura onoraria in italia, in particolare la circostanza che seppur nata cone mera funzione ancillare di sostituzione di fatto viene utilizzata come risorsa aggiuntiva a costo (quasi) zero fino alla "rottamazione", non può che far giungere alla conclusione che trattasi della più grave forma di precariato intellettuale presente in italia. negare tale assunto - per chi ha contezza della materia - significa avallare tale sfruttamento di risorse professionali. che poi nella accezione comune di magistrato, per la gente comune che ogni giorno si trova ad essere "giudicata" o "accusata" da tali figure onorarie, rientrino anche tali professionisti, poco cambia la sostanza delle cose.
l'articolo in questione, non vuole affatto dare un importanza maggiore alla toga rispetto alla funzione che rappresenta, ma viceversa, penso, per evidenziare che non bisogna dare minore importanza alla funzione che si esercita in base agli alamari che contrassegnano la propria toga.

p.s. come si sarà capito sono un magistrato onorario, ma ritengo di essere abbastanza obiettivo.
saluti

Anonimo ha detto...

Mi sembrava quanto mai opportuno, visto il mio "nickname", non far mancare un piccolo intervento ...

In effetti, dietro l'ironia dell'Autore dell'articolo si nasconde, per la maggioranza dei Magistrati Onorari di Tribunale, soprattutto la frustrazione di non sentir mai, o quasi mai, riconoscere l'importanza del loro contributo alla sopravvivenza di una Giustizia ormai agonizzante per colpe che non ricadono certo sulla Magistratura nel suo complesso.

Non solo, ma per noi vi è anche la frustrazione di esser quasi sempre "confusi" con i Giudici di Pace, che sono sì importanti, ma che svolgono la loro funzione in appositi uffici, fuori dal Tribunale e con una competenza grandemente limitata rispetto a quella dei Magistrati Onorari DI TRIBUNALE, anche se, paradossalmente, molti di loro guadagnano somme anche 5 o 6 volte superiori alle nostre!

Un sincero "Grazie" vorrei infine rivolgere pubblicamente a Felice Lima, dal quale mi dividono alcune idee ma del quale devo ancora una volta riconoscere l'assoluto valore. E non soltanto per quanto riguarda il suo lavoro.

P.S. - Per chi volesse approfondire l'argomento, suggerisco: www.federmot.it

Anonimo ha detto...

Sinceramente non comprendo il senso dell'articolo. E' lamentare che i magistrati onorari non vengono tenuti in adeguata considerazione?
E' la verità. Ma è una verità che i magistrati onorari (naturalmente non il singolo) conoscono da tempo ed accettano che sia tale. Bistrattati da "togati" e bistrattati da avvocati. Non è una novità.....
Ma sinceramente che ne parli un rappresentante federmot.....non mi stupisce......
Si pensa forse di poter scrivere sul blog di toghe con le solite vecchie e ritrite rivedicazioni della magistratura onoraria? valga per i non addetti ai lavori cercare simpatie.....
Coraggio....ora il ministro farà qualcosa....darà un contentino ai migliaia di magistrati onorari... ma sarà poi un contentino che risolverà il problema giustizia?
Non giriamoci attorno: il problema è il sistema giustizia in Italia! Che poi ognuno cerca di ritagliar la propria fetta di torta.....quanto conta per risolvere il problema dell'amministrazione della giustizia?
E poi il collega dice : si accede per titoli. quali? essere avvocato (che guaio aver abolito la figura del procuratore legale senza alcuna riforma per l'accesso alla professione...Alpa dice: facciamo il numero chiuso....).
Ed essere avvocato da due anni significa essere in grado di amministrare giustizia?
Oddio....nemmeno superare l'ambitissimo concorso in magistratura significa sapere amministrar giustizia.
Allora per favore fate le vs. rivendicazioni al ministro di giustizia, ma ogni tanto parlate anche di riforne che possano qualificare il magistrato onorario e non pensate soltanto alle rivendicazioni economiche e previdenziali (giustissime sia ben chiaro).
Io come cittadina chiedo persone preparate e di "buon senso" preposte al delicato compito dell'amministrazione della giustizia.Non bastano avvocati da due anni (magari senza alcuna esperienza neanche come avvocati) nè vincitori di concorsi con periodo di uditorato.
....Non mi tirate pietre per favore....sono di costituzione molto delicata.
Mathilda

Anonimo ha detto...

Cara Mathilda, nessuno ti tira pietre, stai tranquilla :).

Vorrei solo precisare che non tutti i Magistrati Onorari di Tribunale sono poveri "quaqquaraquà". Ve ne sono molti che sono laureati con lode e altri che sono avvocati da oltre vent'anni, che hanno superato l'esame da procuratore "alla prima" (e non a Catanzaro), che hanno scritto e pubblicato articoli di quasi cento pagine su prestigiose riviste, che collaborano da decenni a cattedre universitarie in altrettanto prestigiose facoltà giuridiche, che svolgono la loro funzione da quattordici anni e più (prima come Vice Pretori, poi come G.O.T.), avendo scritto sinora oltre quattrocento sentenze civili di merito, molte delle quali confermate in Cassazione.

Ve ne sono anche alcuni, credimi, che possiedono da soli TUTTE le caratteristiche sopradescritte.

Tante altre cose si possono dire, ma non vorrei farne una mera questione economica, anche se è vero che a pancia piena si discute meglio su ogni problema, laddove la pancia vuota, o "colmata" con soli 720 Euro al mese, senza contributi, senza ferie, senza niente, reclama pur sempre i propri diritti. E li reclama piuttosto decisamente, direi.

Un cordiale saluto.

Anonimo ha detto...

gentile mathilda
mi ero ripromesso di non rispondere a nessun commento per non approfittare dell'ospitalità di questo blog, ma le sue acute osservazioni mi hanno spinto a fare alcune precisazioni.
io non ho fatto alcuna rivendicazione men che meno trita e ritrita. io non auspico alcun contentino nè tantomeno credo di essermi guadagnato alcun "gallone" nell'arco dei miei sette anni di giudice onorario. volevo soltanto sottolineare che in un mondo in cui si levano gli scudi e si alzano le bandiere per ogni "pseudo" forma di sfruttamento la nostra forma di precariato - illegittima in base alla normativa vigente - è passata sempre inosservata e questo è un dato di fatto!
la sua considerazione circa una consapevolezza dei magistrati onorari circa la "verità" della mancata considerazione della categoria non mi trova d'accordo.
quando sono stato nominato mi aspettavo di "sostituire" un giudice in singole udienze in cui lui era impedito, ma quando mi hanno chiesto di gestire un autonomo ruolo penale non ho saputo dire di no...quando poi mi è stato chiesto, data l'emergenza dovuta all'assenza di molti giudici di carriera, di gestire anche un ruolo civile non ho saputo dire di no...da qui a dire che consapevolmente accetto la scarsa considerazione del nostro lavoro c'è molta differenza.
sono d'accordo con lei quando dice che non basta essere avvocato da due anni o vincitore di concorso per essere un buon giudice ma ciò che davvero penso e che ritengo sia la vera essenza dell'articolo in commento è che non basta essere un giudice onorario per essere un cattivo giudice....
cordialità
pietro

Anonimo ha detto...

Mi dispiace non aver reso bene il mio pensiero.
Credo però che dalle mie parole dovrebbe emergere che so di cosa parlo. Sono avvocato da parecchi anni, sono stato magistrato onorario "proposto". Lo sarei ancora se nel 2000 non avessi lasciato per stanchezza e per reale disgusto. Quando ho fatto il magistrato onorario si aveva il riconoscimento di £ 60.000 lorde ad udienza, si teneva un ruolo. Posso dire che per la stima di un pretore dirigente ho "tenuto" preture da sola per anni. All'epoca vi era un maggior rispetto per le funzioni anche da parte nostra, ma non da parte di molti colleghi e di molti giudici togati. Ho il piacere però ancora oggi di ricevere espressioni di rammarico per aver lasciato poichè ho cercato di svolgere le funzioni nel rispetto delle leggi, delle persone, avulsa da qualsiasi forma di tracotanza e di delirio di onnipotenza.
Resta per me quanto ho detto prima:
magistratura preparata e di buon senso.....poi non faccio differenze se onoraria o togata...in effetti è vero :in molti casi non vi è differenza.
grazie per l'attenzione
Mathilda

Lupo ha detto...

Buongiorno, ho letto il post dell'avvocato di roma sulla"toga", interessante orazione su storia e simboli , anche per una che nn si occupa di toghe ma a cui stanno a cuore i temi della giustizia , sempre un po' "mancante" in ogni luogo (italiano oltremodo)perche a volte e spesso sembra cosa solo "divina", sia prima(forse è qui il punto..separazione affari e politica e cosi via..oppure un po' più di istruzione,e cultura e.. uguaglianza ..ma anche regole chiare di mercato e nn solo e loro controllo preventivo!!!tutto cio farebbe la corrispondenza adesiva di ogni vestito?) sia dopo(cioe durante la sua amministrazione nelle sedi previste di legge:i vari tribunali)

se fossero templi , come quelli della dea Temi, direi che la toga è come il saio o appunto il vestito che fa il monaco..il sacerdote della giustizia!che sia avvocato, p.m.,gip, ecc.. vedere invece certe "umani" rispetto ad altri, sia in chiesa (dove nn bazzico piu da tempo) che in ogni altro luogo sacro, quindi in questo caso i tribunali infanga e fa perdere tutto della bellezza del rito e quindi dei suoi ornamenti, e perdonate se è un mio modo di parlare, forse troppo terra terra diciamo o spontaneo, perche scrivo sempre un po' di getto , sull'onda di cio' che leggo li per li innquesto o quel libro o foglio anche cyber.

E' chiaro che quindi ricordare per esempio, visto il casino del momento, un Di Pietro, che mi sembra sempre una montagna d'uomo, me lo farà per forza sempre associare a tutto quel suo movimento tessile togato in ogni sua stoffa..e se l'unica arma per far sentire un altro progetto per separare lo sporco dal pulito era togliersi quel saio,ne capisco il perchè, al di la che lo voti o meno..e i miei ricordi su Casson?SPLENDIDI! e splendidi gli atti delle commissioni parlamentari..un sacerdote cmq custode senza altri fini..e cosi è quel vestito per Valentina a cui avrei voluto tanto che altri "sacerdoti" di quel rito, facessero ampi gesti di stoffa "ammantellante" per tutti e che avrebbero "Riscaldato" alla temperatura giusta, da nord a sud e in ogni direzione..e cosi per de magistris e cosi per tutti quelli che onesti e puliti amano fino all'ultimo "bottone" o mantello o asola il proprio mestiere..è un rito dei piu cari, peccato viverlo in qeusto paese cosi martoriato e di cui senza esaminare trame da propaganda2 , mi viene da immaginare quanto di polvere , carte,malsani ambienti, si debba sporcare letteralmente per rimanere pulita , in tutte quelle condizioni tristi, degradanti in cui si trovano immagino da eboli a venezia e in ogni o quasi lugo d'italia..le persone che entrano ogni giorno in quei tempi, pulite..e ancora a crederci , anche nel vestito tutto sporco per le carte..e l'indifferenza dei poteri istituzionalmente preposti alla loro cura
un caro saluto con affetto e stima
rosanna

Anonimo ha detto...

Scusate la mia pedanteria, gentili ultimi utenti. Non che abbia nulla da criticare, ma forse siete un pochino "off-topic", come si usa dire adesso.

Grazie, in ogni caso, alla Collega Mathilda per la sua precisazione (tra parentesi, sono stato Vice Pretore anch'io).

Del resto, è difficile non esser d'accordo quando afferma che deve essere premiato innanzitutto il MERITO, sia esso dei "togati" ovvero degli "onorari".

Cari saluti a tutti.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Elia, Wil, Cinzia e Consuelo.

Abbiamo spostato i commenti relativi alla manifestazione dell'8 luglio a piazza Navona sotto il post “Le immunità bizzarre: non ti posso raccomandare ma ti posso violentare”, che sembra più pertinente.

Scusateci.

Un caro saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Per comprendere appieno la realtà della magistratura onoraria, basti sapere che siamo circa 4000 tra giudici onorari di tribunale e vice procuratore onorari.
Il nostro incarico dura tre anni, rinnovabile altri tre.
In realtà, in virtù di proroghe biennali- classico sistema all'italiana- alcuni di noi sono in carica da quasi dieci anni, percependo un gettone di presenza giornaliero di 98 euro lordi, a prescindere dai procedimenti trattati e dalle sentenze emesse.
Taluni sono assorbiti completamente dal ruolo onorario.
A causa del notevole carico di lavoro (in sedi grandi come Milano e Roma),infatti, non vi è alcuna possilibilità di svolgere la professione di avvocato, pur avendo tale titolo.
Molte incertezze gravano sul nostro futuro.
Questa a grandi linee la nostra situazione.
Urge una riforma della giustizia in senso ampio.
La magistratura onoraria non può restarne fuori, perchè fa parte ormai di tale maccanismo inceppato.
Giann vpo

Anonimo ha detto...

Beh! A leggere per benino le nuove tabelle del C.S.M. per ciò che riguarda i g.o.t., si direbbe che in fondo il ruolo cui questi sono stati relegati sembra aver accontentato i cultori della missione ancellare (lavoro in nero?) dei giudici onorari.
Se infatti si considera che questi possono essere destinati alla trattazione solo di determinate controversie e comunque “mediante la supplenza dei giudici professionali, purché essa sia realizzata con una turnazione dei GOT in servizio, senza assegnazione del relativo ruolo“: forse - tanto per rimanere in tema - più del chitone nero si potrebbe consentire d‘ora in poi di lasciar libero il got di vestirsi come meglio crede, l‘importante è obbligarlo a indossare un collare con un ciondolo con la scritta certamente cara ai suddetti cultori "tenemene fucia et revo cameadomnum et viventium in aracallisti".
Solo un dubbio. Avete mai provato a porre al C.S.M. un quesito semplice semplice: ossia, se il got può solo supplire “con turnazione e senza assegnazione del relativo ruolo” è lecita la redazione da parte del medesimo di sentenze?
Se la risposta dovesse essere - come spero, per lo meno per rimanere coerenti - positiva, beh il cultori del ruolo ancellare gioirebbero, ma credo pure che esulterebbero ancora di più gli stessi got specie coloro che - ne conosco qualcuno, di cui mi guarderò bene di fare il nome visto i rischi che correrebbe con l’applicazione delle su citate tabelle - dedicheranno l’estate a studiare fascicoli e a redigere sentenze (di nascosto).

Anonimo ha detto...

Piccolo record personale: in TRE giorni ho scritto tre sentenze civili (di merito) e due ordinanze ... gratis, ovviamente !

Mi perdonino i Carabinieri, ma anche noi Magistrati Onorari di Tribunale siamo "Usi a obbedir tacendo".

Però comincio a chiedermi fino a quando ...

Anonimo ha detto...

Gentili Colleghi Giudici Onorari, perchè colleghi vi ho sempre considerati, a fronte dei toni polemici con i quali denunciate una asserita ingiustizia, permettetemi di fare alcune osservazioni, Vi assicuro non ostili, ma fondate sulla convinzione che la prima virtù di qualunque giudice - onorario o no - debba essere la capacità di individuare la fattispecie da giudicare e di distinguere fra loro cose che siano oggettivament diverse.

La questione della magistratura onoraria per come la vedo io sta nei seguenti termini:

1. E' "onoraria" perchè non è "professionale". La sua logica e la sua ragion d'essere è quella della occasionalità e marginalità, rispetto al sistema complessivo.

2. Dunque, né i giudici "onorari" devono accettare lavori "professionali", né il sistema deve permettere che li facciano.

Per coerenza con questi principi, in 22 anni di carriera ho consentito ai giudici onorari nel mio ufficio di sostituirmi soltanto in alcune udienza alle quali ero costretto a mancare per ragioni non prevedibili in anticipo (perchè se prevedibili, provvedevo senza giudici onorari). In 22 anni avranno fatto in mia vece dieci o quindici udienze in tutto, limitandosi a rinviare le cause alle date da me indicate e ad assumere, se fissate e non rinviabili con sufficiente anticipo da non fare venire a vuoto i testimoni, alcune prove testimoniali. E' questo pacificamente un lavoro "onorario" e occasionale e può essere fatto senza un previo concorso adeguatamente selettivo.

Non delego e non delegherei mai altro, perchè mi sento responsabile delle cause a me affidate e non le "subappalto" a nessuno.

3. Il paradosso al quale assistiamo è che "il sistema" e un certo numero di magistrati trovano comodo usare i giudici onorari in maniera impropria facendo fare loro cose che, a mio parere, la legge non permette che facciano (per esempio tenere un ruolo proprio e scrivere sentenze).

4. I giudici onorari, invece di rifiutarsi come nel loro pieno diritto e, sotto certi profili (quelli civici) anche dovere, si prestano a fare questo lavoro indebito. Dopo di che si lamentano gridando allo "sfruttamento".

Ciò che a mio modesto parere i giudici onorari dovrebbero fare e ciò che accoratamente e sinceramente li prego di fare è di sottrarsi allo sfruttamento. Ciò è estremamente semplice. Basta dire "no". Punto.

Trattandosi di una cosa "onoraria" e non di una "professione", questo "no" non costa nulla, perchè interrompe una cosa che per legge dovrebbe essere "occasionale", "amatoriale", "onoraria".

Ma qui si inceppa il meccanismo. Perchè i giudici onorari non vogliono affatto smettere di farsi sfruttare, avendo come obiettivo, al contrario, proprio quello di farsi sfruttare, così da potere protestare, facendo paragoni giuridicamente illogici fra il trattamento di un lavoro profesisonale e quello di un lavoro "onorario" e pretendendo che si promulghino delle leggi che trasformino in professionale ciò che e nato e doveva restare onorario.

Dunque, i giudici onorari si prestano a un patto scellerato, facendosi complici di singoli giudici e/o del sistema.

Essi si prestano a fare lavori che non dovrebbero fare e "il sistema" li lusinga con promesse di futuro arruolamento per le vie brevi.

La cosa presenta ovvi gravissimi inconvenienti, dando luogo a una nutrita schiera di giudici che, invece di essere professionalmente ed economicamente indipendenti, devono aspettarsi qualcosa dal Governo e operano in condizioni di non indipendenza dai magistrati professionali alle richieste dei quali si prestano.

Vi prego di credere che tutto ciò dico con la massima sincerità e senza alcun atteggiamento ostile.

Io penso davvero che Voi facciate un pessimo servizo al Paese prestandovi a supplire carenze che il sistema è tenuto per legge e costituzione a sanare nei modi previsti appunto dalla legge e dalla Costituzione.

Quando Voi direte i no che la legge Vi impone di dire (la stessa legge che impone a chi Vi chiede prestazioni indebite di non chiederVele), il sistema sarà costretto ad assumere il numero di giudici che servono ad amministrare la giustizia.

Né ha alcun senso dire, come fate Voi, che però "il sistema" non può assumere tutti i giudici che servono e che, dunque, Voi siete indispensabili, perchè, contraddittoriamente, ciò che Voi volete è proprio essere assunti.

Dunque - e mi pare che questo sia di una logica insuperabile - se ciò che serve è - come effettivamente è - assumere altre persone, ciò che si deve fare è proprio questo: assumere i magistrati che servono nei modi previsti dalla legge.

Appena si sarà fatto questo il problema cesserà come per incanto di essistere.

Se si farà, invece, ciò che volete Voi, il risultato sarà che avremo speso gli stessi soldi necessari ad assumere dei magistrati per regolare concorso e, però, invece di assumre i migliori vincitori di concorso, avremo stabilizzato dei precari che precari che precari non dovevano essere e che tali hanno accettato di essere proprio perchè speravano di essere stabilizzati.

Per di più, il livello complessivo di un settore lavorativo è dato dalla qualità complessiva dei suoi addetti.

Se si procede per concorso, avremo fra i magistrati i migliori laureati in giurisprudenza. Coloro che hanno superato un concorso selettivo. Coloro che fanno quello, ma non perchè vi sono costretti, potendo fare altro. I dati statistici sui concorsi di magistratura dicono che coloro che vincono il concorso di magistratura in molti casi ne hanno vinti anche altri (Avvocatura dello Stato, Banca d'Italia, Commissario di Polizia, ecc.).

Oggi, addittura, ormai il concorso di magistratura è un concorso di secondo grado. Non si può accedere, quindi, al concorso di magistratura se prima non se ne è vinto un altro. Un discreto livello di selezione, insomma.

I giudici "onorari" dovrebbero essere profesisonisti che hanno già un altro lavoro e che fanno i giudici "onorari", appunto "onorariamente".

A fronte di ciò che ho detto, ha senso e conviene alla giustizia assumere persone che fanno i giudici "onorari" come "professione"? Il che vuole dire che non sono riusciti o hanno deciso di non fare altro?

Prevengo l'obiezione consistente nel dire che ci sono giudici onorari di eccezionale valore. Questo è verissimo. Ma un ssitema non si può fondare sulle qualità di Tizio o di Caio. Si deve fondare su regole intelligenti e razionali.

Vi prego di convenire con me, in ogni caso, che qualunque sia l'opinione giusta, è del tutto illogico fare una cosa che consiste nell'accettare un incarico che deve essere "onorario", prestarsi al di fuori di ogni legge a farlo in maniera diversa da ciò che sarebbe giusto e poi dire che tutto questo è illogico.

Ma certo che è illogico.

Per questo dovete non farlo.

Per essere ancora più chiaro. Io posso lamentarmi delle condizioni in cui lavoro, perchè non posso rifiutarmi di prestare il servizio che mi chiedono, essendo un DIPENDENTE del Ministero della Giustizia.

Voi non siete DIPENDENTI di nessuno e, dunque, non avete alcun obbligo di sottostare a ordini di servizio illegittimi e, soprattutto, quando avete fatto la domanda per fare i giudici onorari avete chiesto di fare una cosa che la legge e la costituzione qualificano come "onoraria".

Dunque, non una cosa "professionale".

Alla luce di questo, mi appare giuridicamente insensato - e questa incapacità di giudicare serenamente una cosa del genere mi appare fra le più preoccupanti ipoteche sulla professionalità di giudici così - indicare polemicamente come ingiusto che non veniate pagate come se foste dei lavoratori dipendenti. Dato che non siete e non dovete essere considerati lavoratori dipendenti.

Concludo, ribadendo che ho con tutti i giudici onorari che conosco - e chi lavora nella mia città potrà confermarlo - rapporti di eccellente colleganza e con alcuni anche fraterna amicizia. Ma, con riferimento al servizio che io e loro dobbiamo rendere, li tratto per ciò che dice la legge e che ai sensi della legge sono: occasionali collaboratori "onorari" del mio ufficio.

E questo ho sempre chiesto di fare ai miei colleghi professionali e a loro stessi.

Non condivido e non apprezzo modi di procedere diversi da questo.

Sono consapevole di potere avere torto, ma ho la serenità di ritenere che quello che ho esposto è quello che dicono la Costituzione e la legge.

E in ogni caso, la polemica e il sarcasmo da parte Vostra mi sembra non siano coerenti con la situazione e non Vi facciano apparire né obiettivi né adeguati.

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Caro Dottor Lima,

Come già Le ebbi a dire, il Suo ragionamento non fa una grinza. Meglio, non la farebbe se vivessimo in un paese civile !

Ma Lei sa benissimo di non vivere in un paese civile, bensì in un paese sottosviluppato, moralmente più che economicamente.

Pertanto, è inutile ragionare in termini astratti: il concorso per magistrato, cui non ho mai partecipato (perché, grazie a Dio, non ne ho bisogno), è un concorso pubblico dello Stato Italiano ... come gli altri. Ripeto: come gli altri. Non devo aggiungere altro.

Ma non è solo questo il punto: il fatto è che, essendo ormai "distrutta" la professione forense grazie agli esami - farsa di Catanzaro (per i quali è iniziato un procedimento penale solo per un anno, poi conclusosi con un nulla di fatto, guarda caso...), tanti bravi giovani sono COSTRETTI a "mangiare la minestra che passa il convento", perché, non per colpa loro, non POSSONO fare altro. Non possono, in altri termini, fare il minimo, perché non sono nelle condizioni di poter "trattare".

Come Le dissi a suo tempo, resto in ogni caso fermamente CONTRARIO ad ogni reclutamento "pietatis causa" e che non tenga conto del MERITO.

Ma il merito non passa soltanto per tre temi scritti da un giovincello e per alcune domande orali. Non è questo il SOLO sistema per valutare il merito, se con il termine si intende la capacità di far bene il proprio lavoro! Ce ne sono altri, che potrebbero aiutare i più MERITEVOLI a regolarizzare la loro posizione, e per giunta perfettamente compatibili con l'art. 106 Cost. Ad esempio concorsi riservati, corsi-concorso riservati, addirittura concorsi per soli titoli (in base ai provvedimenti emessi, ad esempio), quote riservate nel concorso ordinario, ecc. ecc.

Resta fermo, a mio avviso, che non è possibile equiparare il povero sbarbatello che mai ha visto in vita sua una sentenza a chi ne ha già scritte centinaia, e bene, per giunta. Sarebbe una follia !

Solo per salvare "la casta" si vorrebbe mandare per sempre a casa tante persone di provata preparazione ed esperienza ? Lei è tutto, fuorché uomo di casta, lo ha dimostrato con la Sua vita e, per chi non La conosce, con il coraggio che manifesta in questo sito. Non prenda, quindi, adesso le difese della "corporazione", non si adegui anche Lei alla tacita massima: "meno siamo, meglio stiamo" !

Per il futuro sarebbe comunque auspicabile che questa ibrida figura di Giudice quando fa comodo - non Giudice quando non fa comodo, PM quando serve - non PM quando non serve, sparisca per sempre dal nostro ordinamento, assieme a tanti altri assurdi bizantinismi che impediscono al nostro paese di avere una giustizia degna di un paese europeo.

Voglia infine perdonare la franchezza delle mie parole, ma di fronte alla Sua schiettezza intellettuale non oso adoperare perifrasi.

Cordiali saluti, sempre con la massima stima.

P.S. - Vorrei tanto sapere perché hanno cancellato le Preture ... il problema dei GOT/VPO nasce proprio da lì.

Anonimo ha detto...

Per F. Lima:
E’ comprensibile che Lei in 22 anni di carriera abbia delegato le sue funzioni ad un g.o.t. massimo una quindicina di volte in tutto, atteso che una delega siffatta sarebbe oggi - forse Lei l’avrà fatto all’inizio della sua carriera allorquando vigeva tutt’altra normativa - senz’altro contra legem, poiché è previsto da qualche anno a questa parte che sia il Presidente del Tribunale ovvero nelle sezioni distaccate il magistrato che dirige la stessa ad assegnare le singole funzioni al giudice onorario (e pure a quello ordinario).
La invito pertanto - La “prego di credere che tutto ciò dico con la massima sincerità e senza alcun atteggiamento“ polemico - a farsi un giro nelle Sezioni distaccate di Tribunale (tipo quella ove io sono assegnato esattamente dalla metà degli anni di attuale durata della Sua carriera, e tengo “occasionalmente e marginalmente” tre udienze civili alla settimana e due udienze penali al mese) e poi spieghi con la stessa sincerità e dialettica per nulla ostile nei confronti dei Suoi colleghi “occasionali","amatoriali" ed "onorari" - ma quale onore essere considerati tali!!!!! - di cui sopra, come possa l’unico magistrato coordinatore della sezione svolgere il lavoro (mi scusi se pur non essendo un dipendente pubblico uso tale termine, ma è evidente che si tratta di un eufemismo) di altri cinque got (tanti siamo assegnati alla stessa sezione) aventi analogo carico di lavoro (ehm, mi scusi di nuovo per l’eufemismo) del mio, senza quel patto scellerato?

Quanto poi alla polemica e al sarcasmo da parte nostra ….. Beh, a parte che non capisco in cosa pecchino le nostre considerazioni di incoerenza con il sistema, ma c’è li conceda, del resto sono anch’esse gratis come le nostre sentenze e i provvedimenti fuori udienza!

Per g.o.t. :
Scusami ma credo di averti superat: in tre giorni (…..e notti) tre sentenze e cinque ordinanze… si pure io gratis, ma dopotutto è solo “una cosa che per legge dovrebbe essere "occasionale", "amatoriale", "onoraria”

Vabbè, mi scusino pure coloro - già vincitori di chissà quanti altri concorsi pubblici - cui sto impedendo con il mio masochistico atteggiamento ad essere sfruttato, di non poter ancora partecipare ad un nuovo pubblico concorso onde essere assunto - quale migliore vincitore dello stesso - nel sistema.

Anonimo ha detto...

Egregio dottor Lima,
ho letto attentamente la sua risposta che ci ha fornito.
Francamente, la ritengo poco calata nella realtà che viviamo.
E' vero che siamo degli onorari e che nasciamo come sostituti oocasionali dei magistrati togati.
Dovremmo, per questo, essere impiegati nella giustizia in maniera sporadica, senza gestire ruoli e scrivere sentenze.
Tuttavia, la realtà è ben diversa.
Premetto che solo indirettamente conosco la situazione dei G.O.T., essendo vice procuratore onorario.
Posso dire, per quanto ne so, che i primi sono impiegati e tempo pieno o sporadicamente a seconda della volontà del presidente di turno.
Comunque, nella maggioranza dei casi gestiscono un ruolo e scrivono sentenze.
Per quanto rigurda i V.P.O., la situazione è diversa, in quanto al p.m onorario, attualmente, viene affidata in toto la gestione del dibattimento di fronte, sia al giudice monocratico togato e non, che di fronte al giudice di Pace, ed anche le direttissime.
In molti casi, viene gestita dal v.p.o anche la fase di indagine.
Non accade quasi mai che il pm togato venga a farsi i processi (solo in casi delicatissimi).
Se ci fermiamo noi, si ferma il processo penale.
Questa è la realtà.
Che dovremmo fare, rifiutarci di tenere udienza o dare poca disponibilità?
Quando è successo, si è inceppato l'intero sistema.
Certamente, se tutti i magistrati l'avessero pensata come lei sin dall'inizio, ora noi non avremmo necessità di rivendicare alcunchè, perchè forse non esisteremmo neppure.
Di fatto, ci sono magistrati onorari che lavorano da dieci anni a tempo pieno, servendo lo stato e la giustizia.
Ci sono anche onorari che lavorano a tempo pieno, per esigenze di servizio, senza avere altra scelta.
Meritano, secondo lei, di essere mandati tutti a casa nel 2009 (siamo stati da poco prorogati sino a quella data).
Le pongo quesiti estremamente pratici.
Cordiali saluti
G.C.

Anonimo ha detto...

Temevo che il mio "record" fosse solo personale! Mi congratulo, in ogni caso, con l'anonimo Collega che mi ha superato.

Quello che però vorrei dire, avendo ora letto l'interessante intervento di Felice Lima, è una cosa che prego tutti di intendere nel senso appropriato.

Intendo la domanda classica: è talmente difficile far bene il magistrato da richiedere persone di così eccezionale acume ? A onor del vero, anche solo sentendo parlare taluni, sembrerebbe proprio di no !

Sono dell'avviso che solo una persona che abbia notevoli ed evidenti deficit intellettivi non sia in grado di svolgere degnamente (non dico superbamente, dico solo degnamente) le funzioni di un magistrato di Tribunale.

La vera, percepibile, differenza che c'è tra la media dei magistrati e la media degli avvocati è soltanto la maggior conoscenza, da parte dei primi, della procedura. Ed è ovvio che sia così, dipendendo ciò dalla frequenza con la quale essi debbono sciogliere riserve o comunque decidere in punto di rito. In ciò aiutati dai "Quaderni" della magistratura, che descrivono analiticamente e minuziosamente ogni casistica possibile e immaginabile.

Un dramma per tanti giudici al giorno d'oggi è invece l'enorme scadimento della professione forense. Lo stesso scadimento che porta molti avvocati, oltre a commettere errori di ortografia e di sintassi, a non argomentare più giuridicamente, ma solo in fatto, imponendo ai magistrati di ricercare loro stessi, esclusivamente, la soluzione della lite nei limiti delle domande proposte, senza alcun valido "aiuto" da parte degli avvocati, passando così da una funzione di sostanziale controllo della veridicità di un'ipotesi difensiva a una funzione di effettiva ricerca, partendo da zero, della tesi giusta.

Ma quanto è facile scrivere una bella sentenza quando si legge una bella conclusionale!

Sia chiaro: i magistrati, nella media, SONO effettivamente preparati e competenti. Ma tale preparazione e tale competenza, questo credo, è alla portata di tutte le persone che, oltre a non esser stati dei "somari" a scuola e all'università, hanno anche una certa diligenza e costanza nello studio e nello svolgimento del proprio lavoro. Non deriva tanto dall'aver superato il "concorso", ma dalla costante prassi dell'applicazione del diritto, innestata su una buona preparazione di base. Non è una dote innata, donata dal Cielo solo a pochissimi. Si tratta di qualità che non tutti, ma molti possono acquisire con il tempo, se ne vien data loro la possibilità.

Per questo il "merito", il valore di un magistrato, ciò che lo legittima a restare nella sua posizione non è tanto l'aver superato, magari venti anni prima, un concorso statale, neppure se tale concorso fosse del tutto esente da sospetti (caso, questo, più unico che raro, nella nostra "incorruttibile" Italia).

E', oltre ad un minimo di preparazione, la diligenza nel compiere il suo dovere.

La stessa diligenza che tanti Magistrati Onorari hanno usato e usano da oltre dieci anni.

E che, come sempre in questo ingrato paese, non porta ricompensa alcuna, se non alla propria coscienza.

La Redazione ha detto...

La selezione per concorso mette a confronto le competenze acquisite al termine di un corso di studi legale.
Non è la migliore forma di selezione, forse, ma il miglior compromesso, e quindi il minore dei mali.
L'apporto della magistratura onoraria è importante ma deve conservare i connotati della temporaneità che non vuol dire precarietà.
La pretesa alla stabilizzazione denota scarsa considerazione della regola costituzionale valevole per tutto il settore del pubbligo impiego in base alla quale il posto deve attribuirsi per concorso.
Affermare che chiunque, dotato di media diligenza e preparazione, può svolgere degnamente l'attività del magistrato, deve fare i conti con l'elevatissimo numero di laureati in giurisprudenza che le università italiane producono ogni anno.
Una selezione che prescinda dal confronto delle capacità di ciascuno risulterebbe, nella migliore delle ipotesi, arbitraria.
Del resto non è vero che il concorso legittimi, una volta per tutte, allo svolgimento dell'attività di magistrato, giacché i controlli e le verifiche della professionalità si ripetono a ritmi serrati, ogni quattro anni, e riguardano sia la "quantità" del lavoro svolto, sia la "qualità".
Ciò posto ribadisco che a mio avviso l'apporto della magistratura onoraria è d'indubbia utilità e deve essere valorizzato, essendo sempre preferibile che i non "chitonati" operino all'interno dei tribunali, piuttosto che in uffici ed edifici separati, come avviene per il giudice di pace.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Caro Dottor Saracino,

Tutto giusto, ma dovrebbe ancora spiegarmi perché chi ha fatto bene il giudice di Tribunale per dieci anni debba andare a casa, per far posto a persone del tutto inesperte.

Dovrebbe spiegarmi perché, anche volendo prescidere dai QUATTRO reclutamenti straordinari di magistrati già effettuati, in barba al famoso art. 106, se proprio bisogna esser formali non si possano adottare concorsi riservati, corsi-concorso riservati, quote riservate, concorsi per titoli in base al lavoro effettivamente svolto, insomma sistemi che valutino effettivamente l'operato dei magistrati onorari nel corso dei tanti anni in cui hanno esercitato e che procedano ad una selezione in base al merito.

Molti maligni suggerirebbero che gli "sponsors" dei futuri, predesignati uditori già reclamano i loro diritti, ma io non voglio crederci.

Credo, invece, che la sterile forma prevalga ancora una volta sulla sostanza. Come sempre ... a Bisanzio!

Cordiali saluti.

La Redazione ha detto...

Per il Got delle 14,41.

Molte cose sono già state dette ed è inutile ripeterle.
Gli inesperti diverranno esperti, è il ciclo della vita.
Un incarico "onorario" è di per sé attestato di prestigio; dovrebbe essere meglio remunerato e ancor meglio utilizzato.
Mi fermo qui.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Nell'intervento che ho inserito alle ore 1.55 del 20 luglio chiedevo cortesemente al dottor Lima una risposta ad un quesito estremamente pratico, ma per noi m.o.t. importantissimo, in quanto collegato alla nostra sopravvivenza.
Lo indico qui di seguito:
"Meritano, secondo lei, di essere mandati tutti a casa nel 2009 (siamo stati da poco prorogati sino a quella data)??" (mancava il punto interrogativo).
A questa domanda aggiungo, che, comunque vadano le cose, non può essere negato, perchè altrimenti si negherebbe la realtà, l'apporto che la magistratura onoraria ha dato alla giustizia.
Davvero notevole.
Aggiungo, anche, che sono fra coloro che non chiedono, nè un accesso previlegiato nella magistratura togata, nè un corso-concorso, nè altro.
Chiedo, soltanto, un riconoscimento giuridico ed economico per il lavoro che svolgo.
Ritengo che non sia equo, nè tantomeno dignitoso per il lavoro delicato che svolgiamo, il trattamento che ci è riservato.
Cordiali saluti
G.C.

Anonimo ha detto...

E allora, perché non andate a casa VOI "esperti", invece che NOI "esperti", per far posto agli "inesperti" ?

Anche questo sarebbe un perfetto "ciclo della vita" !

La Redazione ha detto...

Per "provocazione" delle 22,42.

Direi che la sua domanda contiene la risposta.
Nicola Saracino

La Redazione ha detto...

Per G.C. delle 22,32.

Concordo con Lei sulla utilità ed i meriti della magistratura onoraria, ed anche sul miglior trattamento che meriterebbe per i tempo previsto dal relativo incarico.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Non per nulla era ... una provocazione!

McAndy ha detto...

Se i Magistrati Onorari si dimetessero in blocco, cosa accadrebbe?

Penso che bisogna partire da questa domanda.

Alcune Procure avrebbero grandi problemi di organizzazione.

Penso quindi che i MOT sono necessari come quelli di carriera.

McAndy

Anonimo ha detto...

Mi aggiungo a quanti previamente hanno già osservato che le considerazioni del dott. Lima sono di eccellente spessore... ma che non tengono conto della realtà ! Penso però che sia necessario fare delle adeguate distinzioni: il giudice onorario può essere (come è) un avvocato - che ha superato l'esame di stato- un funzionario pubblico (altro esame) oppure un laureato in giurisprudenza, visto che per la mera sostituzione di un giudice non è necessaria alcuna capacità professionale ! Nel momento in cui, però, i tribunali sono al collasso, perchè non si è mai fatta una seria politica di riforma (grazie anche al feroce ostruzionismo della magistratura togata) non ci si può meravigliare del fatto che ci siano giudici onorari che svolgono appieno le stesse funzioni dei giudici ordinari (e la stessa circolare del CSM dà il destro). Se un datore di lavoro privato si fosse permesso quello che oggi è evidente, non ci sarebbe stato giudice che avrebbe accolto le sue giustificazioni, ma tant'è ! L'ordinamento giudiziario dovrebbe essere autonomo in assoluto... ma invece esistiamo sin dai tempi dello Satuto albertino ! E come la mettiamo con tutti quei giudici onorari inseriti nel sistema che hanno superato il primo esame necessario per accedere alla magistratura (avvocati?) ? Il dott, Lima ha utilizzato poco l'onorario, io so di un giudice onorario che nel perdiodo del suo incarico (all'epoca 6 anni) fece un'unica sostituzione e null'altro, ma ricordo i Pretori onorari che lavoravano gratis per far funzionare le Preture ! Per non parlare del Pretore onorario reggente.
Il serpente si è mangiato la coda. quello che gli onorari di oggi (ben onerati di fascicoli) chiedono è, nè più, nè meno il riconoscimento cui ha diritto qualsiasi lavoratore sfruttato !

Anonimo ha detto...

Egregio Dr. LIMA, ho apprezzato il suo intervento, ma da giudice onorario, sfruttato, non per volere, ma per altrui potere, non posso essere sintonico con la sua musica.
Ella ,giustamente, parla che spetta a noi non farci sfruttare, ma forse perchè, è nel suo inconscio, il sapere che ci sfruttano.
Mi rivolgo ad Ella, se non sbaglio, Magistrato del lavoro per chiederle: come decide su un ricorso presentato da un lavoratore che è obbligato a lavorare tante ore al giorno e poi viene pagato con un'elemosina?. Quali articoli della Costituzione e quali articoli del codice applica? O forse non accoglie il ricorso perchè è colpa del lavoratore a non ribellarsi?. Ma allora, sia più sincero ed accusi i suoi superiori.
E poi, in riferimento al concorso in magistratura, cosa sarà mai: E' un concorso tanto diverso da quello di avvocato?. Forse ci sono codici nuovi e leggi diverse ? Dico questo perchè se un laureato decidesse di fare l'avvocato, deve fare due anni di dura pratica, documentata, e poi un regolare concorso, anche se lo si vuole far passare per esame per l'accesso alla professione e poi impara a fare l'avvocato pur avendo indovinato tre temi, mentre, il giovane che vuole fare il magistrato, spesso figlio di un magistrato, se imbrocca tre temi, è un giudice perfetto?. e se nevanterà per tutta la vita?. Ma veramente volete far credere che il giudice si sa fare perchè si vince un concorso che vuole essere super-serio rispetto agli altri perchè l'accesso alla sede di esame si ha dopo che si è stati spogliati e ti hanno guardato negli slip?. Ma andiamo, basta con queste farse!. Siamo in Italia ed i concorsi sono...all'ITALIANA. Chiaro

La Redazione ha detto...

Anonimo delle 22.03.

Certe cose si dicono solo da anonimi.
Sia chiaro che l'esame di abilitazione alla professione di avvocato è completamente diverso dal concorso in magistratura.
In primo luogo non esiste un limite ai soggetti che possono superare l'esame, mentre il concorso seleziona soltanto un numero limitato di vincitori.
In secondo luogo nell'esame per avvocato è consentito ai candidati consultare i codici commentati con la giurisprudenza, una rilevante facilitazione, qquindi, nello svolgimento delle tracce.
Infine, se si sente così sicuro dela sua preparazione ne approfitti: il prossimo concorso in magistratura è alle porte e la cittadinanza italiana non le manca.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Forse manca qualcos'altro.

Anonimo ha detto...

Sul concorso in Magistratura pubblico un articolo apparso qualche tempo fa, il 10 settembre 2004, a firma di Gian Antonio Stella (proprio lui: uno dei due autori de "La Casta" e de "La Deriva"), lasciando a voi i commenti:

"O la statistica è birichina assai o c'è qualcosa che non quadra nell'attuale concorso di accesso alla magistratura. Quasi un terzo degli aspiranti giudici ammessi agli orali, che cominceranno fra un mese, vengono infatti dall'area della Corte d'Appello di Napoli, che rappresenta solo un trentacinquesimo
del territorio e un dodicesimo della popolazione italiana. Un trionfo. Accompagnato però da una curiosa coincidenza: erano della stessa area, più Salerno, 7 su 24 dei membri togati della commissione e 5 su 8 dei docenti universitari.
Cioè oltre un terzo degli esaminatori. Il che sta scatenando una serie di ricorsi che, insieme con l'inchiesta penale aperta dopo la scoperta dello scandalo della fotocopiatrice di cui il Corriere ha già scritto e con la
denuncia di un giudice indignato che ha chiesto a Ciampi l'annullamento della prova, rischiano di far saltare tutto.

Sia chiaro: alla larga da ogni tentazione anti-meridionalista. Moltissime delle vittime di questa «anomalia», come provano le email furibonde inviate ai siti Internet specializzati quali http://www.sarannomagistrati.it, sono giovani laureati meridionali certi d'avere subito un sopruso. Meridionali (e napoletani «sfortunati») sono molti dei firmatari degli esposti al Tar. E ancora meridionale è l'avvocato Giovanni Pellegrino, già senatore della sinistra, al quale sono state affidate una cinquantina di denunce. Un esempio solo: in tutta la Sardegna coloro che hanno superato sia la «preselezione informatica» sia gli scritti, sono stati 6. Uno ogni 266 mila abitanti dell'isola. Contro una media nazionale (alzata dall'impennata partenopea: uno ogni 43 mila) di un promosso ogni 137 mila che senza la Campania sale a uno ogni 187 mila. Tutti tonti, i bocciati?
Mah...

Forse vale la pena di ripartire dall'inizio. E cioè dalla mattina del 24 settembre 2002 in cui i laureati in giurisprudenza che sognano di entrare in magistratura partendo dal ruolo di uditore giudiziario vengono convocati alla selezione preliminare, un test su una scelta di alcune decine di quiz presi dai 15.743 pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale. Le sedi d'esame sono quattro: Torino (tutti i candidati del Nord, tranne l'Emilia), Roma (tutti quelli del Centro, più l'Emilia-Romagna, la Campania e Reggio Calabria), Bari (tutti quelli della Puglia, della Basilicata e di Catanzaro) e Palermo (tutti i siciliani).

I convocati sono 25.204, dei quali 1.236 di Roma e del Lazio, 1.008 del distretto di Corte d'Appello di Napoli (tutta la Campania, meno Salerno), 414 di quello di Milano e della Lombardia occidentale (Bergamo, Mantova e Cremona stanno con Brescia). Alla preselezione, in realtà, si presentano in 10.153. Dei quali circa un quinto (1.952, più gli emiliani dirottati alla sede d'esame di Roma) delle regioni settentrionali. Una quota molto bassa, rispetto alla popolazione che, Emilia-Romagna compresa, rappresenta il 44% della popolazione italiana. Prova provata che la toga non gode, al Nord, del fascino che esercita sui giovani del centro ma soprattutto del Sud della penisola.

Una disaffezione grave. Accentuata, diciamo così, tra i membri della commissione esaminatrice, presieduta da Michele Cantillo, a lungo presidente della commissione tributaria di Salerno e poi di una sezione della Cassazione. Commissione che vedeva la presenza di 11 giudici (6 delle regioni settentrionali tra i quali Francesco Saverio Borrelli) del Centro-Nord, in rappresentanza del 66% per cento della popolazione italiana, e 13 del Sud, dei quali 7 di Napoli o Salerno, in rappresentanza del restante 34%. Ma ancora più anomala era la composizione della fetta accademica della commissione: su 8 professori, infatti, uno veniva da Teramo e tutti gli altri dagli atenei del defunto Regno delle Due Sicilie, con una preponderanza straripante di docenti napoletani: cinque su otto. Tutto regolare, per carità. Tutto regolare.

Ma non è questo un metodo geniale per portar acqua al mulino di quei razzisti nostrani che ragliano di una «giustizia terrona»? Non sarebbe stata più saggia, moralmente e politicamente, una scelta meno squilibrata? Certo è che il cammino del concorso è stato fin dall'inizio accidentato. In plateale contrasto con le regole più ovvie previste per un concorso che doveva assumere 350 persone nel ruolo e nel settore più delicati della pubblica amministrazione, per esempio, i fogli consegnati per la prova scritta agli esaminandi non erano firmati dal presidente o da un suo incaricato ma solo timbrati. E furono distribuiti così disordinatamente che moltissimi sono stati portati a casa dai candidati (e se fu possibile portarli fuori è ipotizzabile che qualcuno avesse potuto anche portarli dentro, magari già compilati) per finire come
prova delle irregolarità nei fascicoli delle denunce alla magistratura.

Alla diffidenza seminata tra i giovani con questo andazzo un po' arruffone per una prova così delicata, fu aggiunta una scheda elettronica con i quiz, tipo la nuova patente di guida, non sorteggiata ma nominale: a Mario Rossi i quiz destinati a Mario Rossi, a Luigi Bianchi i quiz destinati a Luigi Bianchi, con tanto di fototessera dell'aspirante uditore. Viva la fiducia, ma non sarebbe stato meglio evitare anche il sospetto che il raccomandato Tizio Caio avesse avuto i suoi 90 quiz accuratamente scelti tra i più facili?
Non bastassero le polemiche, ecco arrivare infine lo scandalo fatto esplodere dalla «fotocopiatrice legalitaria e giustizialista».
Ricordate? Una delle toghe della commissione, la napoletana Clotilde Renna, chiese ai colleghi come fosse andata una sua protetta.

Ricostruzione del giornale onlineDiritto e giustizia edito dalla Giuffrè:
«I colleghi mostrano il risultato: respinta, c'erano alcune lacune che non consentivano un giudizio favorevole. "Ma come - chiede il magistrato-commissario - è una ragazza molto brava". "Sarà - rispondono - ma la prova non va bene".
Il giudizio era già stato verbalizzato, non c'era più niente da fare».
A quel punto la donna, decisa comunque ad averla vinta, si introdusse di notte nella sala dov'erano custoditi i compiti, aprì la busta con l'esercizio della raccomandata, infilò un nuovo foglio con alcune correzioni che avrebbero permesso alla sua coccola di fare ricorso al Tar contro la bocciatura. Non
contenta, per dimostrare quanto aveva fatto a chi le aveva chiesto un occhio di riguardo per la pulzella, tentò di fare una copia del falso.

Al che la fotocopiatrice si ribellò e, grazie all'errore d'impostazione nella programmazione delle copie, cominciò a sfornarne per ore e ore, a centinaia e centinaia. Col risultato di smascherare l'imbroglio e di far scattare la denuncia, l'inchiesta, la rimozione di Clotilde Renna dalla commissione.
«Se irregolarità vi è stata, e questo sarà oggetto di accertamento», avrebbe dichiarato la donna poco prima di essere sospesa, «tengo a precisare che la serenità della commissione non può essere in alcun modo messa in discussione e così i lavori da essa compiuti». Grazie, ex-giudicessa: se ce lo garantisce
lei! Macché: per niente rassicurati dalla serenità della visitatrice notturna, i giovani laureati non ammessi agli orali hanno preso a tempestare Internet di domande.

Come faceva la Renna a chiedere notizie di un nome, qualunque fosse, se i temi devono per legge restare anonimi fino al momento in cui tutti (tutti) sono già stati corretti? E come potevano i colleghi della commissione risponderle che la sua protetta era stata trombata se anche per loro ogni compito doveva
essere anonimo? E chi diede alla magistrata nottambula le chiavi della stanza dove stavano gli scritti? E come fece la falsaria a individuare la busta giusta se questa doveva essere priva di segni di identificazione? Insomma: siamo sicuri che noi cittadini stiamo assumendo come magistrati tutte persone
perbene e non anche qualche furbetto che ha mischiato le carte per indossare la toga?

Il ministero e il Csm hanno niente da dire? Ma non è finita. Alla lista dei dubbi, infatti, se n'è aggiunto un ultimo. Messo chiaro e netto in questi giorni in un esposto a Carlo Azeglio Ciampi, Roberto Castelli e Virginio Rognoni dal giudice onorario Carlo Michele Mancuso. Il quale, forte di un cognome siciliano che da solo spazza via ogni ipotesi di polemica anti-meridionalista o bossiana, non solo si richiama a tutte le perplessità già riassunte («pare certo che la correzione degli scritti non è avvenuta in modo collegiale»
e senza «alcuna garanzia di eguaglianza, imparzialità e legalità nei confronti di tutti») ma chiede di annullare il concorso anche per lo strabiliante trionfo dei candidati campani: «E' difficile pensare a una percentuale così alta di candidati appartenenti a un solo distretto giudiziario».

Mancuso parla espressamente di «provato favoritismo». Altri, più benevoli, citano la mitica tradizione giudirica napoletana. Oppure la preparazione fornita dalle grandi scuole partenopee quali quella di Rocco Galli, così famosa e così frequentata che i corsi ormai si tengono solo a Roma in ampie sale da centinaia di posti quali il cinema «Nazionale» o il teatro «Sistina».
O ancora la preponderanza tra gli aspiranti giudici di giovani meridionali, preponderanza che fatalmente porterebbe ai risultati di oggi. Tutto vero. I numeri, però, danno da pensare: è mai possibile che gli ammessi agli orali dei distretti di Napoli e Salerno (un 25° dei candidati, inizialmente) siano 132 e cioè il doppio di tutte le regioni del Nord che messe insieme (tolta l'Emilia Romagna) arrivano stentatamente a 74?

Possibile che i ragazzi laziali passati ai preliminari e agli scritti siano stati il 3,7% e quelli campani (tolta Salerno) addirittura il 12%? Possibile che la Campania abbia poco più degli abitanti della Sicilia ma il quadruplo (132 contro 36) dei quasi-giudici e tre volte la popolazione della Sardegna ma 22 volte più geni del diritto? Per non parlare del rapporto con alcune regioni settentrionali come il Veneto e il Friuli, che insieme fanno più abitanti della Campania ma si ritrovano con una dote di futuri magistrati otto volte più bassa: 17 contro 132. Tutti mona? Domanda: c'entra qualcosa, in queste eccentriche coincidenze, un pizzico di campanilismo, familismo, favoritismo? A meno che non sia una domanda impertinente...

Gian Antonio Stella".

La Redazione ha detto...

Molti magistrati sono campani.
In quella regione operano, oltre a valide facoltà giuridiche, alcuni esperti che curano delle vere e proprie "scuole" di preparazione al concorso sia in magistratura che notarile. Sono talmente efficaci, per la bontà del loro insegnamento, che sono frequentatissime anche da giovani di regioni diverse; alcune avevano succursali in altre città che registravano sistematicamente il pienone di iscritti sebbene le tariffe non fossero basse.
Un giovane laureato a Milano ha migliori possiiblità di inserirsi nell'avvocatura, con buone prospettive di riuscita e con guadagni soddisfacenti; questo non si verifica nella stessa misura nel mezzogiorno, dove le attività economiche in generale, sono meno fiorenti.
Da sempre si registra la tendenza dei laureati del sud all'impegno concorsuale. Le percentuali indicate nell'articolo, in ogni caso, rappresentano un "unicum" riferibile a quello specifico concorso; solitamente i campani sono in numero leggermente inferiore a quello dei laziali.
Quanto al tentativo d'imbroglio - tentativo - si tratta di un singolo episodio che mi sembra abbia ricevuto adeguata sanzione.
Le percentuali degli ammessi agli orali dopo lo svolgimento delle tre (per un periodo quattro) prove scritte si aggirano intorno al 10/15% di coloro che hanno consegnato i compiti; moltissimi candidati non giungono alla fine della prova scritta perché, auto censurandosi, si ritirano prima per non pregiudicarsi la possibilità di partecipare ad ulteriori e successivi concorsi.
Se questo può aiutare qualcuno a comprendere la serietà del concorso, posso dire che se vi partecipassi adesso, con sedici anni di esperienza giudizaria alle spalle ma senza un buon periodo (diciamo sei mesi full time?) di "ripasso" ed aggiornamento,
nutrirei poche speranze di successo.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Caro Dottor Saracino,

Lei ha scritto, riguardo al concorso in magistratura: "posso dire che se vi partecipassi adesso, con sedici anni di esperienza giudizaria alle spalle ma senza un buon periodo (diciamo sei mesi full time?) di "ripasso" ed aggiornamento,
nutrirei poche speranze di successo".

Allora converrà con me sul fatto che aver superato il "concorso" non aiuta certo a far bene il magistrato !

Quello che aiuta è, oltre alla costante diligenza, soprattutto l'ESPERIENZA, quella che moltissimi GOT e VPO hanno da tempo maturato.

Apprezzo moltissimo, in ogni caso, la Sua sincerità.

Cordiali saluti.

La Redazione ha detto...

Vede, il concorso è multidisciplinare.
Adesso mi occupo di diritto civile da cinque anni.
Ovvio che dovrei aggiornarmi sul resto.
Ciò non tolgie che una selezione a monte è necessaria, indispensabile.
Non si può pensare di essere assunti a domanda ...
Qui secondo me sbagliate sapendo di sbagliare.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Non "a domanda", caro Dottor Saracino, ma in base ad una SELEZIONE effettuata ANCHE sulla base di quanto ciascuno di noi ha concretamente fatto in questi anni.

C'è una bella differenza, non trova?

Cordiali saluti.

La Redazione ha detto...

No, non trovo: chi aveva fatto domanda sapeva che l'incarico era temporaneo. Stabilizzare voi significa precludere l'ingresso di altri aspiranti magistrati onorari.
Non interverrò più in questa discussione che mi sembra abbia detto tutto ciò che aveva da dire.
Ribadisco il mio personale impegno negli ambiti istituzionali affinché i MOT siano impiegati nella massima estensione consentita dalle norme.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

Mi dispiace che il gentile Dottor Saracino non desideri più intervenire.

Forse la veemenza di qualche mio Collega, forse anche la mia, è stata eccessiva. Spero comunque che sia stata apprezzata almeno la franchezza dei nostri interventi.

Ad ogni buon conto vorrei aggiungere, ad uso di tutti gli altri utenti che avessero la pazienza di leggere, alcune considerazioni, scusandomi se farò alcuni cenni personali e se parlerò soltanto dei GOT. Lo faccio solo perché voglio riportare dati corretti.

1) La mia "carriera" in Magistratura è iniziata nel 1992, quando fui nominato Vice Pretore Onorario.

2) Da allora ho retto le esecuzioni mobiliari nella mia Pretura per circa 4 anni.

3) Nello stesso periodo sostituivo, all'occorrenza, il Pretore nelle cause civili ordinarie. La sostituzione era completa, nel senso che molte cause erano da me trattenute in decisione. Mi hanno riferito alcuni avvocati che talune mie sentenze hanno validamente "resistito" al giudizio della Cassazione.

4) Sporadicamente ho sostituito anche il Pretore del Lavoro.

5) In seguito, sempre da Vice Pretore, fui distaccato al Tribunale, dove svolsi le funzioni di Giudice Relatore in molte cause civili, scrivendo anche in quella sede numerose sentenze.

6) Sempre in Tribunale, fino al 1998, feci parte anche di diversi Collegi penali.

7) Dall'anno 2000 fui nominato Giudice Onorario di Tribunale e assegnato ad una Sezione Distaccata, dove sinora ho avuto un ruolo autonomo di cause (circa 100, periodicamente aggiornato), che tratto ancora adesso dalla prima udienza all'ultima, ordinanze, prove ... e sentenze comprese.

8) Ho scritto sinora quasi quattrocento Sentenze e altrettante Ordinanze.

9) Per il lavoro svolto, ho soltanto "goduto", al valore attuale, di circa 700 Euro netti al mese, senza previdenza o altri benefici che spettano a qualsiasi altro lavoratore.

Ho conosciuto, in seguito, diversi Colleghi, Giudici Onorari di Tribunale, che hanno un "curriculum" superiore al mio, sia per il tempo speso che per il numero di provvedimenti emanato.

Vorrei ora ricordare che l'ultimo concorso in magistatura ha avuto tempi bibilici per il suo svolgimento, oltre TRE ANNI, che gli organici difettano ancora di circa mille unità e che il carico di lavoro di ciascun giudice è ormai palesemente intollerabile.

Quanto sopra premesso riguardo a cos'è e cosa fa un Giudice Onorario di Tribunale, nonché alla necessità di colmare al più presto il vuoto d'organico in Magistratura, la riflessione che offro, non più al paziente Dottor Saracino, ma agli altri lettori, è questa:

Se fossimo giudici inferiori, o giudici MENO CAPACI dei giudici professionali, solo perché non abbiamo superato il "concorso", LE SENTENZE DA NOI REDATTE SINORA SAREBBERO RADICALMENTE NULLE, perché risulterebbe violato palesemente il PRINCIPIO DI EGUAGLIANZA: un cittadino potrebbe aver la "sfortuna" di vedere la sua causa decisa da un GOT, anziché da un giudice professionale, e la tutela della giurisdizione, se davvero fossimo meno "capaci", sarebbe per lui meno piena ! Cosa inammissibile, per il nostro ordinamento: la legge è, appunto, "Uguale per Tutti", come recita lo stesso titolo di questo "blog".

Ma che facciamo, allora: vanifichiamo le migliaia e migliaia di sentenze emesse negli anni dai GOT ? Le dichiariamo tutte nulle ? No, ovviamente !

Ciò signfica, senza possibilità di smentita, che avendo gli stessi poteri, abbiamo anche le stesse POTENZIALI CAPACITA' dei magistrati "togati", con variabili soltato individuali, come esistono tra gli stessi giudici "professionali", taluni eccellenti, altri appena sufficienti. E se esiste un certo concreto differenziale tra le due categorie, questo è dovuto soltanto al MINOR NUMERO di cause assegnate ai giudici onorari, e al conseguente MAGGIOR TEMPO necessario per maturare l'esperienza necessaria.

Francamente, e senza false modestie, credo però che molti di noi, specie i più anziani, siano molto più veloci, corretti ed efficaci nello scrivere sentenze rispetto alla maggioranza dei magistrati "professionali" di prima nomina !

In conclusione, non si può tenere il piede in due scarpe: se siamo giudici a tutti gli effetti, e le nostre sentenze hanno LO STESSO VALORE delle sentenze di un Giudice professionale, ne segue che nulla, se non il numero di posti disponibili da una parte e l'art. 106 Cost. dall'altro, può precludere A PRIORI la nostra assunzione a tempo indeterminato negli organici della Magistratura professionale, assunzione quanto mai necessaria per far fronte subito all'enorme arretrato in materia penale e civile.

Riguardo alla necessità di operare un'ULTERIORE selezione (rispetto a quella iniziale: non scordiamo che anche i GOT sono stati previamente selezionati e hanno fatto un tirocinio), questa discenderà soltanto dal numero di posti che saranno disponibili, rispetto alle domande che saranno inoltrate.

Riguardo, infine, all'art. 106 Cost., vi sono moltissime tipologie concorsuali, basate anche sulla valutazione di quanto effettivamente prodotto negli anni, che assicurano il pieno rispetto di questa norma, nonostante già quattro volte, in passato, essa sia stata del tutto ignorata, senza "scandalo" per nessuno ! Assurdo sarebbe, invece, non tener conto di quanto abbiamo già fatto come Giudici, per assoggettarci allo stesso concorso di giovani che mai hanno visto un fascicolo in vita loro ! A maggior ragione se dopo sedici anni gli stessi giudici professionali ammettono che non sarebbero più in grado di superare il concorso senza almeno sei mesi di studio a tempo pieno.

Pertanto, qualora decidessero di procedere alla rapida assunzione in pianta stabile di alcuni di noi nei modi sopracitati, nessuno potrebbe legittimamente lamentarsene.

Nemmeno quelli che, quando chiesi di poter avere più cause sul mio ruolo, perché ero in grado di gestire un numero di fascicoli tre volte superiore, risposero di "NO", alla faccia dei cittadini che attendono da anni, se non da decenni, la decisione della loro causa civile !

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Rispondo al dottor Saracino, che spero non voglia abbandonare la discussione.
Ha convenuto con me- e questo è importante- che meriteremmo di più a livello economico.
Per quanto riguarda la temporaneità del nostro incarico, per certi versi ha ragione.
Difatti ho sempre tenuto ben presente tale aspetto.
Quando ho assunto l'incarico di vpo, qualche anno fa, ero da poco avvocato e ho pensato che avrei potuto svolgere entrambi le professioni.
Ed è quello che ho fatto, portando avanti la mia scelta,ma molto faticosamente.
Spesso, l'incarico di vpo mi assorbe completamente, trascurando la professione forense.
Ciò accade per cause indipendenti dalla mia volontà e connesse ad esigenze di servizio, alle quali non posso sottrarmi.
In pratica, mi posso dedicare al lavoro che rappresenta il mio futuro ( visto che quello onorario è temporaneo) "nel tempo perso", come fosse un hobby..
Ed è questo il motivo per cui molti dei miei colleghi si dedicano esclusivamente all'incarico onorario, operando una scelta obbligata, ma molto rischiosa per il loro futuro!
In sintesi,quello che voglio dire al dottor Saracino, è che la temporaneità dell'onorarietà, stride fortemente con l'assorbimento completo che ci viene richiesto.
Questo meccanismo perverso crea tanti precari sfruttati, ma senza alcun futuro.

Saluti
G.C.

Anonimo ha detto...

Qualche mese fa avevo chiesto al cancelliere competente la liquidazione dell’ indennità dovutami per le funzioni di G.O.T. relativa al primo trimestre 2008.
Nonostante avessi fatto la richiesta ed emesso la fattura già a fine marzo 2008, alla metà di maggio non avendo ottenuto l’accredito di quanto di mia spettanza, mi decisi a chiedere lumi all’ufficio spese giustizia della corte d‘appello competente. Qui gli addetti dopo - a loro dire - svariate ricerche, mi comunicarono il mancato invio da parte del cancelliere (quello a cui a marzo avevo fatto apposita richiesta) dell‘ordinativo che mi riguardava.
Contattai quest’ultimo che confermò il mancato invio, riferendomi che se n’era dimenticato.
Vabbè succede.
A fine giugno - nel frattempo erano maturate le indennità per l‘altro trimestre - onde evitare ritardi e dimenticanze varie di chicchessia, mi affretto a fatturare e ad inoltrare la richiesta per l’indennità dovutami per il secondo trimestre 2008.
Oggi da un verifica ho riscontrato il mancato accredito del relativo importo sul mio conto.
Ho contatto allora l’ufficio spese giustizia - quello di cui sopra - chiedendo se il Cancelliere avesse loro inviato l’ordinativo (temevo altra dimenticanza di questi). Verificano e mi comunicano che l’ordinativo è giacente da oltre una quindicina di giorni, tuttavia il funzionario che deve provvedere a curare l’accredito è in ferie da l’altro ieri e non tornerà prima della fine della prossima settimana. Precisano comunque che al ritorno stante altre priorità provvederà non prima dell’inizio di settembre.

Confesso che il presidente del tribunale mi aveva parecchio invogliato: fra procedimenti incamerati per provvedimenti istruttori e quelli introitati per la decisione mi ero portato qualcosa come una quarantina di fascicoli per “allietare” le vacanze estive e contribuire nel mio piccolo a risolvere la mole di contenzioso pendente.

Me ne occuperò a settembre, per ora attenderò pazientemente il comodo rientro dalle vacanze di chi deve per mestiere occuparsi delle mie indennità …… e la giustizia e il cittadino aspettassero!
O no?